martedì 3 maggio 2016

Elogio dell’Anfitrione. Salvatore Denaro, talento monumentale.

L’eccellenza dell’ospitalità, in un luogo del cibo, è sentirsi a proprio agio e avvertire come ovvie, naturali, di casa, quelle situazioni che ti predispongono al desco. Nessuno quindi potrà mai scalfire la mia convinzione che i posti che si dichiarano Ristorante, Osteria, Trattoria, o simili, debbano includere l’importante figura dell’Anfitrione, e dell’Arte che ne consegue. Nella semplicità della parola “Anfitrione”, io, infatti, incarno un ruolo culturale straordinario e irrinunciabile nel panorama della ristorazione! Del “padrone di casa” colto che ti accoglie, ti mette a tuo agio, ti sa intrattenere.  Con saper fare, discretamente. L’Anfitrione è quello che ti conosce d’istinto e ti predispone. Uno dei più singolari Anfitrioni che abbia mai conosciuto è senz'altro Salvatore Denaro. Mi pare che fosse la primavera del 1995. Ero a Foligno per la presentazione dell’itinerario Slow “Il Cuore dell’Umbria”, scritto dal noto giornalista enogastronomico marchigiano Antonio Attorre, caro amico di entrambi, ed editato, allora, da Arcigola Slow Food Editore. Salvatore Denaro, originario come me di Piazza Armerina, (diversamente da me lui ci è nato), mi raccontò che era arrivato in Umbria nel ’77 per finire gli studi di agraria: “volevo diventare un contadino intelligente”. A Foligno poi c’era rimasto, inventandosi il “Bacco Felice”, unico nel suo genere, un po’ winebar, un po’ enoteca, un po’ osteria, come lo definì preciso Antonio Attorre sul suo volume. Purtroppo il Bacco Felice ha chiuso i battenti nel 2010. Echi di cronaca enogastronomica italiana e d’oltreoceano che parlano del Bacco Felice, però, si trovano ancora sul web. Il New York Times dedicò a Salvatore Denaro e al suo Bacco Felice anche un elogio straordinario, patentandoli come “originali”, emblemi della buona Italia, Cose da non perdersi. Com’era vero! Per me il Bacco Felice rimarrà uno dei luoghi del cuore, come credo per chiunque l’abbia frequentato. Un posto Unico. Amato dai più, ma invidiato anche da una manciata di poveri ignorantelli, soprattutto del posto. Dal ’95 in poi, tra me e Salvatore nacque una corrispondenza amichevole, forse inizialmente legata al fatto che fossimo tutt’e due di Piazza Armerina. Il nostro sentimento, anche se distanti, man mano è maturato, è diventato consapevole, amichevolmente affettuoso, sincero. Così tanto che Salvatore Denaro e il suo Bacco Felice, per tutti gli anni a seguire, divennero una delle mie tappe del gusto irrinunciabile nei viaggi che mi portavano in centro Italia. Da inizio 2000 fino a metà marzo del 2003, la sorte volle anche che Il Bacco Felice incrociò la mia vita professionale. Erano gli anni in cui ero impegnato a Montefalco, come direttore commerciale e marketing dell’azienda di vini Val Di Maggio Arnaldo Caprai. Il Bacco Felice di Foligno, a due passi dal mitico territorio del Sagrantino, fu la mia “Mensa”, per i tre anni e più del mio impegno lì. Riuscì a salvare il mio stomaco nei periodi quand’ero in azienda, oltre che sostenermi e non farmi sentire solo a 600 km da casa. Che ricordi!?! Quanti incontri!?! Quanti Amici!?! Che bevute!?! Che mangiate!?! Armonie desuete! La cucina del Bacco Felice per me era un antro magico. Un luogo di sollievo per il palato, per la pancia, ma anche per la testa. Credo che buona parte delle cose di cucina che conosco abbia avuto origine lì, dai profumi, dagli odori, dal gusto, dalla cultura, che Salvatore e il Bacco Felice, ma anche la gente che lo frequentava, sapevano sprigionare. Quando sono in giro, cerco sempre i sapori del Bacco Felice che mi frullano ancora nel cuore. Salvatore Denaro, si rivelo lì, per me, l’ineguagliabile Anfitrione che è. Un Anfitrione monumentale, vulcanico, immanente, umorale, ma anche così incline al dialogo intellettuale, da diventare un vero e proprio ingrediente che oggi cerco sempre, ma che non mi è mai facile trovare, nei posti che mi ospitano. Salvatore Denaro trabocca di energia, di una forza di vita prodigiosa che ti avvolge con una sfavillante vitalità, quasi come fosse una materia in fusione. E’ un infaticabile lavoratore con spalle e braccia dure come marmo. Conosce i libri, i vini, l’orto, le tradizioni, i mestieri antichi, i produttori, le specie, la musica, le canzoni, gli animali, le persone, i sarti, i contadini, gli artisti… Salvatore Denaro, nonostante abbia solo qualche anno più di me è un signore d’altri tempi. In più è un antropologo del gusto. Ma è anche un rivoluzionario, estroverso, generoso e colto. E poi è siciliano, di Piazza Armerina come me. Salvatore Denaro è l’Anfitrione che vorrei mi accogliesse ovunque mi siedo per desinare.

1 commento:

  1. E' un Uomo del Regno delle Due Sicile. Mi ha sempre parlato con poesia visiva, ad esempio una sera, al Bacco Felice, mi presentava un formaggio definendolo "commovente" ed una pietanza Semplice, ma cucinata con Amore viveva un divenire in quanto, mentre la gustavo, da Lui veniva maggiormente condita con olio d'oliva extra vergine di un verde che ricordava, mi diceva, il pascolo intenso dopo la pioggia. Il Colore, per Salvatore, è sempre stato ed è sinonimo di vita matura come lo sono i suoi pomodorini e peperini che ben si accostano a melanzane del suo orto. Un Uomo di altri tempi, questo è vero e quindi pregno di virtù e amore per tutto quello che è natura compreso alcuni esseri umani, ma parafrasando Socrate che diceva “Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane". Buon Cammino Salvatore. Raffaele Ariante

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