L’eccellenza dell’ospitalità, in un luogo del cibo, è sentirsi a
proprio agio e avvertire come ovvie, naturali, di casa, quelle situazioni che
ti predispongono al desco. Nessuno quindi potrà mai scalfire la mia convinzione
che i posti che si dichiarano Ristorante, Osteria, Trattoria, o simili, debbano
includere l’importante figura dell’Anfitrione, e dell’Arte che ne consegue. Nella
semplicità della parola “Anfitrione”, io, infatti, incarno un ruolo culturale straordinario
e irrinunciabile nel panorama della ristorazione! Del “padrone di casa” colto che
ti accoglie, ti mette a tuo agio, ti sa intrattenere. Con saper fare, discretamente. L’Anfitrione è
quello che ti conosce d’istinto e ti predispone. Uno dei più singolari Anfitrioni che abbia mai conosciuto è senz'altro
Salvatore Denaro. Mi pare che fosse la primavera del 1995. Ero a Foligno per la
presentazione dell’itinerario Slow “Il Cuore dell’Umbria”, scritto dal noto
giornalista enogastronomico marchigiano Antonio Attorre, caro amico di
entrambi, ed editato, allora, da Arcigola Slow Food Editore. Salvatore Denaro,
originario come me di Piazza Armerina, (diversamente da me lui ci è nato), mi
raccontò che era arrivato in Umbria nel ’77 per finire gli studi di agraria:
“volevo diventare un contadino intelligente”. A Foligno poi c’era rimasto,
inventandosi il “Bacco Felice”, unico nel suo genere, un po’ winebar, un po’
enoteca, un po’ osteria, come lo definì preciso Antonio Attorre sul suo volume. Purtroppo il Bacco Felice ha chiuso i battenti nel 2010. Echi di cronaca
enogastronomica italiana e d’oltreoceano che parlano del Bacco Felice, però, si
trovano ancora sul web. Il New York Times dedicò a Salvatore Denaro e al suo Bacco
Felice anche un elogio straordinario, patentandoli come “originali”, emblemi
della buona Italia, Cose da non perdersi. Com’era vero! Per me il Bacco Felice rimarrà
uno dei luoghi del cuore, come credo per chiunque l’abbia frequentato. Un posto
Unico. Amato dai più, ma invidiato anche da una manciata di poveri ignorantelli,
soprattutto del posto. Dal ’95 in poi, tra me e Salvatore nacque una
corrispondenza amichevole, forse inizialmente legata al fatto che fossimo tutt’e
due di Piazza Armerina. Il nostro sentimento, anche se distanti, man mano è
maturato, è diventato consapevole, amichevolmente affettuoso, sincero. Così tanto
che Salvatore Denaro e il suo Bacco Felice, per tutti gli anni a seguire, divennero
una delle mie tappe del gusto irrinunciabile nei viaggi che mi portavano
in centro Italia. Da inizio 2000 fino a metà marzo del 2003, la sorte volle anche
che Il Bacco Felice incrociò la mia vita professionale. Erano gli anni in cui
ero impegnato a Montefalco, come direttore commerciale e marketing
dell’azienda di vini Val Di Maggio Arnaldo Caprai. Il Bacco Felice di Foligno,
a due passi dal mitico territorio del Sagrantino, fu la mia “Mensa”, per i tre
anni e più del mio impegno lì. Riuscì a salvare il mio stomaco nei periodi quand’ero
in azienda, oltre che sostenermi e non farmi sentire solo a 600 km da casa. Che
ricordi!?! Quanti incontri!?! Quanti Amici!?! Che bevute!?! Che mangiate!?! Armonie
desuete! La cucina del Bacco Felice per me era un antro magico. Un luogo di
sollievo per il palato, per la pancia, ma anche per la testa. Credo che buona
parte delle cose di cucina che conosco abbia avuto origine lì, dai profumi,
dagli odori, dal gusto, dalla cultura, che Salvatore e il Bacco Felice, ma
anche la gente che lo frequentava, sapevano sprigionare. Quando sono in giro,
cerco sempre i sapori del Bacco Felice che mi frullano ancora nel cuore. Salvatore Denaro, si rivelo lì, per me, l’ineguagliabile Anfitrione
che è. Un
Anfitrione monumentale, vulcanico, immanente, umorale, ma anche
così incline al dialogo intellettuale, da diventare un vero e proprio
ingrediente che oggi cerco sempre, ma che non mi è mai facile trovare, nei posti
che mi ospitano. Salvatore Denaro trabocca di energia, di una forza di vita
prodigiosa che ti avvolge con una sfavillante vitalità, quasi come fosse una
materia in fusione. E’ un infaticabile lavoratore con spalle e braccia dure
come marmo. Conosce i libri, i vini, l’orto, le tradizioni, i mestieri antichi,
i produttori, le specie, la musica, le canzoni, gli animali, le persone, i
sarti, i contadini, gli artisti… Salvatore Denaro, nonostante abbia solo
qualche anno più di me è un signore d’altri tempi. In più è un antropologo del
gusto. Ma è anche un rivoluzionario, estroverso, generoso e colto. E poi è
siciliano, di Piazza Armerina come me. Salvatore Denaro è l’Anfitrione che
vorrei mi accogliesse ovunque mi siedo per desinare.
E' un Uomo del Regno delle Due Sicile. Mi ha sempre parlato con poesia visiva, ad esempio una sera, al Bacco Felice, mi presentava un formaggio definendolo "commovente" ed una pietanza Semplice, ma cucinata con Amore viveva un divenire in quanto, mentre la gustavo, da Lui veniva maggiormente condita con olio d'oliva extra vergine di un verde che ricordava, mi diceva, il pascolo intenso dopo la pioggia. Il Colore, per Salvatore, è sempre stato ed è sinonimo di vita matura come lo sono i suoi pomodorini e peperini che ben si accostano a melanzane del suo orto. Un Uomo di altri tempi, questo è vero e quindi pregno di virtù e amore per tutto quello che è natura compreso alcuni esseri umani, ma parafrasando Socrate che diceva “Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane". Buon Cammino Salvatore. Raffaele Ariante
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