Se guardo indietro e penso a Bud
Spencer, uno dei miei miti del cinema di gioventù, mi vengono in mente le
domeniche pomeriggio passate a guardare i suoi film al Sant’Andrea di Bra. Bud Spencer mi piaceva come menava botte. Mai violente. Menava senza sforzarsi,
garbatamente, in surpplesse, facendo volare a destra e manca schiaffoni e
cazzotti. Più che altro le sue erano botte educative, a fondo morale. Le sue
sberle del cinema insegnavano. E si potevano anche evitare, se si capivano prima i suoi
sguardi e i suoi gesti di monito…. Bud Spencer era un tipo così. Un attore così. Amabilmente sospeso. Mi piaceva anche come Bud Spencer, quasi
assonnato dopo la faticata delle botte che menava dispiaciuto, si sedeva a tavola immergendo tutto il muso nei succulenti
piatti. Zuppe e paste, soprattutto, che funzionavano da lenimento morale! Bud
Spencer! Mai volgare. Si abbuffava con sentimento. Adesso che è
volato in cielo voglio immaginarmelo al desco di un’osteria del Paradiso,
in una sua ordinata normalità. Fazzoletto annodato al collo, seduto su uno dei
tanti tavoloni di legno imbandito assieme a tanti Angeli. Allegro, di buon
umore. Al centro, quella meraviglia, la zuppa di fagioli. Nella continuazione
di uno dei suoi più celebri film.
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