lunedì 20 giugno 2016

Furto autorizzato

Cronaca provinciale: "Ladri di ciliegie arrestati e processati". Rubar ciliegie...Gesto di giovanili memorie. In sto’ periodo dell’anno coi miei amici passavamo il tempo a indigestionarci di ciliegie rubate! Partivamo con qualsiasi mezzo a motore, su due rote, a farci “un Pocapaglia”. I capelli folti degli anni paninari regalati alla brezza, lungo il percorso di curve sulla Provinciale 134 che da Bra porta verso il piccolo Comune, poco distante. Una pista “naturale”, per le pieghe sull’asfalto. Ciliegie di qua e ciliegie di là. Si faceva “un Pocapaglia”, ben noto nei dintorni, per sti motivi. Soprattutto nella bella stagione, tra maggio e giugno quando il cielo scoloriva rapidamente sui bricchi sonnolenti del primo Roero. Le curve di quel tratto della SP134, per i miei amici e per chi scrive, rappresentavano il circuito su cui ciascuno coraggiosamente cercava un modo per esprimersi, per scalare la classifica adolescenziale. “Andiamo a farci un Pocapaglia” per noi era un modo per passare il tempo, sfidando anche di farla franca. Per far capire agli altri chi era più manico in moto, chi smanettava meglio senza cadere, chi arrampicava meglio sugli alberi, portando a casa più “bottino” senza farsi beccare. La rivincita del “milieu”, sul mondo incolore e striminzito dei “per bene”. Era anche il rito inaugurale di chi, fresco della “A”, si buttava nella mischia dei centauri per cercare gloria nel passaggio di categoria da cinquantino a centoventicinque e oltre. La patente “A”…! Mannaggia! A quel tempo si prendeva a 16 anni, solo esame orale, e si potevano guidare mezzi fino a 125 di cilindrata. Oltre, fino a 350 cc, ce ne volevano 18. Se avevi la “B” e ventunanni, la “A” non valeva più una mazza: potevi guidare qualsiasi auto e moto. L’altro giorno parlando con un amico coscritto compagno di mille “Pocapaglia”, che la sa lunga sulle patenti, mi diceva che adesso se ne contano quasi una ventina. C’è una patente per ogni cosa. E tutte prevedono esami, orale, scritto e guida. Per avere quella sempre superiore devi avere tutte le altre….Sigh! A sol calante, tra maggio e giugno, da Bra partiva un primo gruppetto per farsi “un Pocapaglia”. Solitamente erano i “gagni” (più piccoli), in corteo, su motorini truccati. Li “cissavamo”, (termine di qui che significa spronavamo), e si “cissavano” anche tra loro come fossero in gara, a chi arrivava prima! In realtà i “gagni” funzionavano da sentinelle sulla SP134: avvisavano cioè i più grandi, che partivano dopo uno a uno, della presenza o meno degli Sbirri sul tragitto. L’ultimo arrivato, dei “gagni”, tornava indietro per dire ai grandi se si poteva o no. Gli altri presidiavano le curve. Farsi un Pocapaglia….! 4 km, una dozzina di curve in tutto di cui alcune belle larghe e veloci. In mezzo un paio di rettilinei. 5 minuti di adrenalina pura dove a ogni curva, destra o sinistra che fosse, si cercava di buttare giù il più possibile il mezzo a due ruote, il motorino, la vespa la moto…Si faceva la gara a chi faceva raschiare la marmitta, la scocca, il cavalletto. Le scintille dell’attrito di questi sull’asfalto, erano il segno del successo. Il “gagno” di sentinella testimoniava! Qualcuno di noi porta addosso ancora oggi i segni di qualche sfortunato “Pocapaglia”….Dopo le curve, tutti sui ciliegi come stormi di pennuti. Ci arrampicavamo sugli elastici rami, degli alberi più carichi di qua e di là, cavalcandoli senza paura di cadere. Soprattutto quelli i più alti, i più giovani, quelli che trattenevano i frutti più maturi e più dolci. Quelli che custodivano le ciliegie che potevano fregarci solo i merli. “L’assalto alla baionetta” durava meno che le curve. L’adrenalina, la stessa però. In un niente lasciavamo l’albero spoglio delle gustose palline. Se veniva fuori il contadino erano c….amari! Dovevamo battercela di corsa. Solitamente, carichi del risvolto anteriore della maglietta che faceva da contenitore, salivamo velocemente sul nostro mezzo lasciato sul cavalletto acceso, perché il primo bersaglio delle randellate che arrivavano dall’incazzato colpivano quello. Dal 24 giugno in poi, dal giorno di San Giovanni, i “Pocapaglia” li facevamo solo più per le curve. Dal giorno di San Giovanni, infatti, la ciliegia diventava cosa dei “gianin”, dei vermetti che s’insediano nel frutto prendendo il nome del Santo. In questa fantastica realtà credevamo al miracolo dei “gianin”. Che nella notte solstiziale, a causa delle polveri magiche che venivano disseminate nell’aria dalle streghe, la ciliegia diventava immangiabile! A quei tempi, rubar ciliegie era furto autorizzato!

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