Ogni volta che vedo la Palazzina di caccia di Stupinigi, (Torino),
una delle tante regge Sabaude inserita dall’Unesco
nel Patrimonio dell’Umanità, mi manca il fiato. E la mente corre indietro nel
tempo a sognare la maestosità dell’epoca che fu. La Palazzina di Stupinigi, però,
non nasce come reggia, ma come ritrovo per la caccia: la statua in bronzo di un
enorme cervo, simbolo della palazzina stessa, che domina dalla sua cupola ne è
l’emblema evidente. E questo la dice lunga come molto spesso il tema della
caccia sia collegato con la celebrazione delle residenze, dei luoghi di delizia
e dei parchi allestiti dai Savoia. Pare insomma che esistesse una stretta
connessione fra la caccia e l’immagine del potere, ma anche, di conseguenza,
fra la caccia e l’attualità politica. Ma questo è un altro
discorso. Sono qui per la Mostra Regine e Re di Cuochi dedicata alla Cucina italiana d’Autore, un percorso
espositivo affascinante, multisensoriale, tattile anche, che consente di
conoscere i 33 grandi cuochi interpreti della cucina italiana contemporanea e
di entrare nei processi creativi e nelle cucine che caratterizzano la loro
produzione autoriale (fino al 6 giugno). Collateralmente alla mostra si tiene un dibattito “La
Cucina come Impresa” e i due protagonisti chiamati a discutere su questo
interessante argomento, mediato dalla nota giornalista Marisa Fumagalli, appassionata
scrittrice di enogastronomia del Corriere della Sera, sono due imprenditori:
Davide Oldani, cuoco patron del Ristorante D’O di Cornaredo (Mi), e Angelo
Agnelli a capo dell’azienda di famiglia Pentole Agnelli, a Lallio (Bg). Fiducia, coraggio, incontro, innesto,
studio e progettazione, sono gli elementi che sono usciti fuori dal dialogo, e su
cui si basa la relazione tra chi produce pentole e gli chef. Il confronto fra i
due è filato per un’ora mezza, con un centinaio di uditori ammaliati dal fascino
oratorio dei due e dalla loro complicità e complementarietà. Il rapporto fra chi fa impresa di ristorazione e chi di attrezzature per essa, orientato secondo logiche di scambio e contaminazione nel quale la
dimensione teorica e le pratiche sono reciprocamente assunte e dibattute…..Il
confronto con l'obiettivo orientato al meglio e a rendere, per esempio, quella
determinata padella, un prodotto migliore, per un modello di lavoro attuale,
aggiornato all’esigenza della cucina moderna, delle ricette attuali, senza
perdere l’effetto professionale che essa deve avere #NONTOCCATEMILAPADELLA. L'acquisizione della
conoscenza, dell’una e dell’altra attività, che è anche relazionale, e si determina soprattutto
nella dialogicità quotidiana. Nella consapevolezza che apprendere uno dall’altro
è costruire, ricostruire, constatare per cambiare. L’impegno a rispondersi e
non solo ad attendere, a proporre e non solo a consultare, a coinvolgere e non
solo a socializzare. . E questo non lo si fa senza aprirsi al rischio e
all'avventura dello spirito. Che bello! I
saperi della cucina nella relazione e attraverso la relazione.
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