Il “mestiere” di cuoco, l’insieme delle conoscenze ricevute
a scuola e poi in cucina, non è più un patrimonio sufficiente ad affrontare le
nuove sfide. La responsabilità sociale è ormai una parte fondamentale
di quello che significa essere uno cuoco moderno. Aiutare i contadini a coltivare i
migliori prodotti, educare le persone
alla lotta allo spreco, esplorare nuovi ingredienti, cambiare i metodi di
fruizione del cibo, creare progetti per l’alimentazione (sana e
di gusto) dei malati negli ospedali e degli anziani nei ricoveri, combattere
contro o a favore degli OGM, proteggere prodotti rari che rischiamo di perdersi,
esporsi pubblicamente per le carenze alimentari in diversi paesi, preoccuparsi
di salute e obesità, discutere di politica sociale, spiegarci esattamente cos'è
una pianta transgenica e come potrebbe cambiare il sistema alimentare nel
futuro….. Se tutto questo sono le cose per cui si dovrebbero impegnare in
futuro gli chef non credo avranno più tanto tempo per andare in giro a
relazionare sulla loro filosofia di cucina nelle diverse manifestazioni “congressuali”
ormai fotocopia una dell’altra che si susseguono a ritmo sostenuto in ogniddove. Io sarei più felice saperli impegnati nella responsabilità sociale che ormai li vede per gioco forza artefici del loro futuro, piuttosto che
vederli ogni tre-per-due sopra un palco “congressuale” autoreferenziale a celebrare
la tecnica "centrifugaperosmosiinversacoagulanteedefribillata", della
ricetta "spaghetti aglio olio e peperoncino 3.0"…. Lo so, per lo chef 3.0 con responsabilità sociale è molto
più faticoso che pensare al menu del pranzo di domani...Ma almeno se non lo vediamo tra i fornelli del suo ristorante quando siamo a pranzo da lui ce ne facciamo una ragione....
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