martedì 1 novembre 2016

La Cucina (Sicula) dell'Amore

Confesso che sento così forte il richiamo della Sicilia, delle mie irrinunciabili origini, che ogni volta che ne sento le sue vibrazioni mi faccio beatamente trascinare. Giovedì scorso, l’occasione per godere di questo principio era troppo ghiotta per rinunciare. Due amici cuochi siculi di vecchia data, Carmelo Chiaramonte e Giuseppe Pappalardo, si trovavano insieme, a Milano, nello stesso posto, impegnati in due differenti iniziative per rappresentare in forme diverse, la gastronomia della mia Terra. Tutti e due ospiti di MGM - un’azienda modello con sede in un particolare immobile che all’ombra della Madonnina custodisce la memoria edilizia di una ex fabbrica cittadina di inizio ‘900 - che distribuisce prodotti agroalimentari selezionati con certosina attenzione dal suo patron Maurizio Vaglia. Così giovedì, senza pensarci troppo, ho colto al volo il loro eccezionale invito e mi sono catapultato lì per godermi il programma. Carmelo e Giuseppe, seppur con le origini e la grammatica della cucina come segni particolari della loro carta d’identità, sono due ambasciatori della cucina completamente diversi. Carmelo Chiaramonte, personaggio poliedrico e multiforme, è un irrefrenabile cuoco vagabondo fornito di un’incredibile grazia acrobatica nel suo fascino verbale. Giuseppe Pappalardo è invece un cuoco tutto d'un pezzo, preciso. Consulente di aziende del settore, capace di interpretare con estro e professionalità l’attuale sistema della cucina e, di riflesso, i profondi mutamenti che stanno avvenendo nella stessa. In comune, i due, hanno la capacità di rendere naturale il soprannaturale. Come sanno fare solo i grandi! Giuseppe Pappalardo nel pomeriggio, capace di oltrepassare la soglia che separa Gastronomia ed alchimia, ha dimostrato con sapienza ed armonia il valore dell’artigianalità agroalimentare di alcuni suoi prodotti a marchio “Tanto Quanto Basta della Sicilia”. Conquistando, oltre che il sottoscritto, un bel po' di professionisti del settore che riempivano l'attrezzatissima sala show cooking di MGM. Con il racconto, la dimostrazione, la cultura, la bontà, di ciascuno dei prodotti che Giuseppe scova in giro per l’Isola. Oltre che con la sublimazione delle sue preparazioni culinarie! La sera invece, Carmelo Chiaramonte, a cui per innata congenialità e tradizione etnico culturale da un po' di tempo il palcoscenico gli è affine, ha riconfermato il suo carattere soprattutto di uomo dal forte sapore siciliano, audace, dotto ed estroso, fino all’eccentricità. Con la sua performance teatrale-culinaria dal titolo “La Cucina dell’Amore”, uno spettacolo monologo conversazione, dal sapore piccante, sul tema Cucina, Amore, Tenerezza e Sesso ideato da lui. Perché come dice Carmelo, c’è una corrispondenza speculare tra loro…E uno non può escludere l’altro. Sulla linea della grande tradizione eccentrica e non conformista siciliana, Carmelo in due ore, in una bella sala dell’MGM adattata per l’occasione a Teatro e gremita fino all’orlo, è riuscito a confezionare un’opera di pungente vitalità, di autorevole personale fattura. Partendo dal consiglio alla lettura! Elencando la ricca e lunga bibliografia da cui lui ha preso spunto per dare origine alla sua brillante esibizione... Fra tutti,“La Cucina dell’Amore” di Romeo Prampolini, intellettuale bon vivant catanese scomparso una quarantina di anni fa, che ha scritto il “saggio” culinario afrodisiaco scelto da Carmelo per il titolo della sua opera. In ogni passo della prova di Carmelo, giovedì scorso, si sono succediti miti antichi e riti del presente della cucina dei sensi. Tra ricettacoli di virilità, piatti per primi incontri e materie prime che diventano materia gastronomica sessuale di primaria importanza. Piatti e ricette immorali associati ai sensi, anche immaginati, raccontati. Un antologia di classe, non anonima né impersonale, dove l’implacabile erudizione culinaria dell’autore, combinata a recuperi folklorici, insaporiti dallo spirito arguto e scanzonato del Cuoco Siciliano Vagabondo, è diventata commedia. Descrizioni di campagne incantevoli, di nature superbe, di vedute piccanti, di pensieri goduriosi, di piatti maestosi... Di prodotti ambigui a cui si devono più orticarie che coiti, di rapporti primordiali peccaminosi... Di scenari di amanti sotto e sopra le lenzuola! Che Carmelo ha saputo trescare con sapienza per il suo fine. Tanto che le parodie dell’atto sessuale e lo sproloquio grazianesco collegato al godimento, sia maschile che femminile, sono stati interpretati saggiamente, con disinvoltura, senza mezza voce da questo Cuoco buongustaio dall’aria contadina sicula. Carmelo, colloquiando familiarmente colla sala, ha saputo descrivere, con coscienzioso sforzo, la simbologia gastronomica della riproduzione umana nel Mediterraneo. Le specialità vaginoformi, i prodotti fallici, da forno o da frutta che siano, i formaggi e le preparazioni culinarie a forma di “tette” consolatrici…Che, soprattutto nel nostro Sud, richiamano tradizionali credo di fertilità, abbondanza, buon auspicio, virilità…! Riducendo a preziosi artifici teatrali la preparazione delle ricette, gli odori intimi, dell’uomo e della donna, come magici rituali dai mille messaggi. Forme, gusti, sapori, odori, descritti con chiazze di dialetto siciliano furbesco, in un incrociarsi di tecniche e tradizione espressive in cui ci sta tutto il meridione: il proverbio, l’indovinello, la farsa, la commedia, la favola, i ricordi, i consigli, gli ammaestramenti. Abolendo i repertori culinari moderni che di sti tempi dominano incontrastati in ogni dove, nati all’insegna del tecnicismo esasperato, della precisione, dell’essenzialità, della compostezza. Che spengono il diletto dell’arte del cucinare e respingono i rapporti confidenziali, prima e dopo la consumazione, sia a casa che al ristorante. Carmelo Chiaramonte in “La Cucina dell’Amore”, ha saputo mettere in scena, con innegabile originalità, l’erotismo a tavola, soprattutto i sensi dell’amore, attraverso una copiosa e colta aneddotica, storica e letteraria, dall’approccio squisitamente libertino... Che Spettacolo!

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