Non c’è nessun fenomeno storico impressionante come la
nascita di una civilizzazione culturale. Quella moderna oggi passa anche dalla
Gastronomica. E quindi anche per le Guide ai Ristoranti, uno degli estensori di
questa voce. Ottobre-Novembre è il tempo in cui si presentano le nuove edizioni
delle Guide dei Ristoranti. Ciascuna dicendo la sua sul variegato panorama.
Alla fine, tutte, quasi la stessa. La Michelin, in ordine di tempo è però
sempre l’ultima a dirla... Così per non rimanere in ombra quando le Altre
si mostrano, tenta il colpo a sorpresa… Quest’anno se n’è uscita con sta
notizia: “Il prossimo 5 dicembre una “preziosa” collezione composta da 108
volumi della Guida Michelin sulla Francia, pubblicate tra il 1900 e il 2016,
andrà in asta..! Da Christie's, a Parigi, partendo da una stima compresa fra 25
e 30mila euro”. (Sigh!!). Per chi non lo sapesse, la fama di questo monarca
assoluto della ristorazione nasce allorquando - da vademecum per i primi
automobilisti di Francia che li informava sullo stato delle strade, su dove
rifornirsi di carburante, sugli indirizzi dei meccanici e ovviamente sui punti
di assistenza Michelin - la Guida crea una sezione dedicata ad Alberghi e
Ristoranti “raccomandati”. Era il 1922. Nel 1926 fece il suo debutto una piccola
Stella nera accanto al nome dell'hotel per indicare la presenza di una “tavola
rinomata”. Il meccanismo di una, due, tre stelle, Michelin, oggi riferimento
mondiale primario della ristorazione che "conta", arrivò nel 1931.
Oltre 100 anni di storia, venduta in circa 90 paesi e disponibile ormai in 14
edizioni che coprono 23 paesi, la Rossa, come la chiamano tutti, è diventata
l’onnipotente guida delle tavole. Mediatrice fra popolo di consumatori e
cucinieri d'élite di mezzo mondo. Che decide ogni anno dell’eccellenza di
ristoranti e di chef assunti a sacerdoti stellati officianti delle nostre mense
felici... Nonostante sia palese che, per la Rossa, ma anche per qualsiasi altra
Guida, giudicare le cibarie ogni anno è solo un pretesto per l’arrampicata
verso il successo editoriale, entrando dalla porta della cucina (Sigh!!). Ma
tant’è…! Gli chef e i ristoratori, hanno accettato da tempo l’edificazione
della forza “critica”..., stretti alle Guide in un abbraccio
economicamente fecondo, illudendosi anche di appartenere ad un mondo
privilegiato. Soprattutto con la Rossa! Capace più delle altre, grazie alla sua
capacità di parlare più lingue, di attirare l’attenzione mediatica e di
consumatori mondiali. Favorendo ogni anno una stupefacente sontuosa sfilata
esibizionistica di mirabolanti chef. Con le Stelle...! Che da corpi celesti
sono state trasformate in gonfaloni! In titolo assoluto, anche ossessionante e
oggetto di tortura, a volte, per qualcuno di questi! La più ambita simbologia
del livello gastronomico raggiunto, obiettivo primario! Le Stelle....! Contese,
discusse, ammirate, esaltate, cercate, esposte, tatuate, comunicate,
invidiate... Anche rifiutate. Trasformate in divinità della tavola da anonime penne gourmet, patentate da non sappiamo chi, che ogni anno ci dicono
quali sono i menu "stellari". Schiere (??) di gastronomi, fiduciari
dell’editore francese, che raccontano ai nostri stomaci analfabeti i sapori
delle patrie cucine. Che mettono nero su bianco il nuovo psicodramma
collettivo della civilizzazione culturale moderna, la simulazione di felicità
struggenti della tavola. Facendole diventare icone attraenti, con il
pensiero e la filosofia d'oltralpe (Sigh!). Le Stelle...! Seppur francesi,
detengono da sempre, da noi, il copyright di superiorità critica gastronomica. Estrosi
“gioielli culturali”, dal tono rigidamente imperativo. Modelli inscalfibili, del “giudizio” culinario nonostante i
tentativi da parte di orgogliose penne critiche nostrane e vocate, di trovare
un simbolo di elevazione più alto che potesse spodestarle dal patriottismo cucinario…
Il grande compianto Gino Veronelli, rimanendo su un astro di pari luminosità,
ma più vicino alla terra, ci provò con i Soli. La guida L’Espresso, fino a
ieri ancorata ai Ventesimi, oggi ci prova con i Cappelli. Mentre il Gambero
Rosso dispensa da sempre le Forchette. Ma c'è una cosa che rende tutte uguali
le Guide dei Ristoranti! E’ il numero dei simboli inquisitori che
distribuiscono in giro: 1-2-3. Dove il 3, per uno chef e un ristorante, è
l’apoteosi, il gradino più alto...., della Rossa anche l'internazionalità del
mito. L'1 invece è il maglioncino di cachemire su misura, cercato a tutti
i costi, che avvolge e ripara..., la soglia di ingresso nel panorama che conta,
ma guai tornare a zero. Il 2 invece è il meno urlato e anche quello meno
ambito. E' il desolante limbo infelice da cui si vorrebbe solo passare
velocemente, e mai sostare più di un paio d'anni, per arrivare al 3. Se no
tanto meglio rimanere all' 1..., che spaventa meno i clienti!
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