Ci sono dei cibi che esercitano su di me una discreta
seduzione. Il Porro di Cervere, il lungo d’inverno, è uno di questi. La scorsa
settimana mi sono imbattuto nel prezioso ortaggio già esposto in
vendita presso alcuni punti della grande distribuzione, locali. Caspita – mi
son detto – possibile?... siamo solo ad inizio autunno…che ci fa il mio amato
Porro sui banconi del supermercato? Possibile che ‘st’anno sia
così in anticipo? Iimmaginate anche il mio sconforto, avendo da
tempo un fedele pusher del Porro di Cervere... Si chiama Gabriele, ha pochi anni
più di me, ma ne dimostra un sacco... tanto il suo corpo è segnato dal mestiere. Con le mani corrose dal lavoro e la pelle lacerata dal sole. Gabriele è un ortolano esperto, rispettoso del
modello agrario. Uno che nella sua vita esercita l’obbligo del rigore, mai
negoziabile, nella considerazione della natura..., della Madre Terra.
Gabriele è un contadino che apprezza i doni di Pomona, come unici benefici
dell’indulgenza della vita (Sigh!). Ha un micro campo, a Cervere, proprio a bordo
del fiume Stura, che lo bagna, arricchendo così ancor più il terreno sabbioso di
cui è composto…Tutto quel che ci vuole per produrre ottimi Porri! Ogni volta Gabriele, mi chiama per dirmi che è l’ora della mia delizia! Il mio pusher del
Porro di Cervere, così puntuale e preciso, invece stavolta non si è fatto
sentire! Non mi ha chiamato, come fa sempre, per dirmi che avrei già potuto ritirare
la sua speciale produzione… Lo chiamo io. “Oh, Maurizio” – mi
risponde dall’altra parte Gabriele con un filo di voce come quando le sue
labbra riarse stringono un minuscolo mozzicone di sigaretta rollata a
mano – “che piasì d’senti! Che diau?!?”. Gli spiego il problema… “Eh, car
Maurizio – mi risponde – me strinss el coor…..ma ormai si a’s capis pi
niente….I Porr sun cu’nen prunt… Lòn ch'à fas mi, ti tu sei. Sunne cu'nen bun i porr c'as trovu adess...Ma la gent 'speta
pi' nen….Voru tut subit… Stei tranchil….a’ttelefun mi quandi che alè ura… ma
fate cunt…, nen prima del des d’nuvember…”. Stacco e penso. A questa
frenesia di divorare anzi tempo i prodotti della terra. Dei barbarici
banchetti perpetrati sulla pelle dell’ennesimo prodotto tipico…Messo lì sui
mercati, anche se non ancora pronto, grazie alla forza della Grande
Distribuzione Organizzata....., al suo imponente apparato promozionale! Della sua spinta commerciale e della sua penetrazione suasoria. Che spinge,
sempre di più, così, sui vertiginosi mutamenti agricoli ma anche alimentari, favorendo pure la
metamorfosi del gusto…., sputtanando anche le caratteristiche che rendono unico
un prodotto tipico! Madre Terra, in ‘sti tempi confusi e pasticciati da mode
improvvise, in un panorama dominato dal culto del tipico, sempre, a tutti i
costi, e per tutti, sta subendo l’oltraggio dell’estremismo produttivo sempre più di
moda. Si spreme Madre Terra, dimenticando la saggezza della ruralità! Mungendo a
più non posso i raccolti! Per un'ossessione collettiva di avere quel prodotto,
all'infinito e sempre più in anticipo. Facendolo diventare, così, nel circuito del
gusto, cibo da Kermesse popolare! Credo si debba riflettere tutti su
questo… Bisognerebbe rimettere in funzione, in certe teste di rapa, la
catena dei saperi agricoli! La sua perorazione sarebbe oggi,
nell’imperversare del caos dei prodotti tipici, un valore
esemplare su cui riflettere! Invece, così, purtroppo, alla vecchia grammatica
si sostituisce un discorso nuovo..., una nuova e inutile (il)logica
produttiva.
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