L’imperativo “Mangia, che cresci” mi ha accompagnato per un
bel pezzo della mia giovane vita. …. Se dovessi
fare una sorta di bibliografia alimentare, di meditazione sul mio rapporto del
cibo con la crescita in altezza..., la mia vita in attesa dei centimetri che non
arrivavano mai..., non posso che ricordare “Mangia, che cresci”. Si, perché la
mia giovinezza è stata segnata da un rapporto costante, sofferto, sfuggente,
con la crescita, lenta…., anzi lentissima! Fonte di ossessione, squilibrio,
smarrimento, dolore. “Mangia, che
cresci", come l'utopia per diventare alto... Più per gli altri che per me, però, a dire
il vero. “Mangia che cresci”, infatti, è stato, per anni e anni, il midollo suggestivo..,
la sostanza vitale..., la religione..., soprattutto di chi mi stava vicino e mi voleva bene. Anche se me lo dicevano alla chetichella un po’ tutti. Tutti, elevati all'ordine di esperti della crescita, che mi nominavano, insieme, anche sto benedetto sviluppo come colpevole. Ho ingoiato di tutto e di più.., e anche la
bile non so quante volte, in vibrante attesa di sta benedetta crescita. Perché, sia
pure ritenendola assai improbabile, visto che me lo dicevano tutti, non ho mai
escluso l’eventualità. La colpa però, di tutta sta smania di farmi sempre dire "Mangia, che cresci" , è stata mia. La mia partita coi centimetri infatti l’ho aperta io quando
mi feci prendere dalla passione per la Pallacanestro. Facevo le prime classi elementari…,
andai a provare sto sport. Me ne innamorai. Del Basket mi piace la velocità,
il contatto fisico, la giocata a sorpresa. C’ho giocato, un po’ di anni. Ma la scarto in altezza era troppo… La mia
bassezza fisica non me lo permetteva. Nonostante la mia naturale attitudine a sto sport... Al palleggio, col controllo di palla con entrambe le mani, alla visione di gioco, alla
capacità di servire i compagni con passaggi smarcanti, al buon tiro a canestro.
Mi mancava il rimbalzo però! Mai riuscito a conquistarne
uno. Come pure non ho mai avuto la meglio su un “palla a due” (Sigh!!) E anche non ho mai
fatto un terzo tempo senza l’angoscia che qualcuno, solo dall’alto della sua
statura, mi umiliasse stoppandomi il tiro mentre io, paonazzo, ero tutto sollevato da terra... Che sofferenza le mie partite a Pallacanestro! Soprattutto quando difendevo, saltellando come un grillo senza riuscire ad ostruire i
passaggi degli avversari! Mentre loro, coetanei
più alti di me di almeno 20 centimetri, solo alzando le braccia riuscivano a
neutralizzarmi. Ricordo una fatica di Ercole alle partite! La bocca asciutta
che non mi lasciava mai per tutto il tempo. Il cuore che andava a mille senza che riuscissi a fare tutto quel che avrei voluto. “Mangia che cresci”, alla fine, era quello che mi sentivo dire in coro ogni volta uscito dal campo... Ogni volta l’incoraggiamento era lo stesso: “Mangia, che cresci”. Dopo un po’, sta cosa, per me era diventata come una presa per il culo...! Ma.., non mi sono mai arroccato sulla malinconia
rassegnata del basso! Nonostante quest’inquietudine, sempre di più per quelli che mi
volevano bene che mia, lambiva i limiti della paranoia. Anche perché io quando guardavo dall’altra parte della barricata, più in su del mio metro e qualcosa,
non invidiavo niente...! I primi ad opporsi con tutti i mezzi al destino che mi aveva spedito fra i bassi erano i Miei.
Che mi rimpinzavano di ogni bendidio, aspirando per me il paradiso dei
giganti... Che andavano a cercare in ogni dove, indulgente soddisfazione a sto problema... Non farmi
disarcionare quindi dalla bassezza, per me, è stato un esercizio gratificante su cui
mi sono ben allenato... Con buona pace della cocciuta speranza di tutti quelli che esercitavano su di me sto mantra, “Mangia, Che cresci”, come una forma di rodeo mentale…! E la mia “piccola” gloria sportiva l’ho avuta lo stesso... Col Calcio!
Chi m’ha visto giocare a pallone dice che ero un campioncino (Sigh!). Un po’
troppo “geloso” della palla, visto che la trattenevo tra i miei piedi più del
dovuto…, ma ero un buon numero 10..., con occhi avanti e dietro. Quello che sapeva far girare la palla in
campo ed una buona visione del gioco insomma…. In più, come le mani per il Basket, avevo tutti e due i piedi buoni! Mi piaceva
scartare, lanciare, tirare punizioni e anche i rigori… Ci riuscivo bene! Credo
di aver sbagliato pochi tiri dal dischetto, tirandone tantissimi. A Calcio ho smesso di giocare a metà degli anni ’80, quando in campo mimavo Platinì nel lanciare le punte e
nel tirare le punizioni. Quelle dal limite dell’area che calciavo con l'interno del piede, indifferentemente destro o sinistro, facendo girare, e
scendere di colpo la palla, infilandola in rete all’incrocio dei pali. Qualche soddisfazione
giocando a calcio, me la sono presa…Qualche campionato o torneo estivo l'ho vinto. Come ho vinto anche qualche "trofeuccio" personale da capocannoniere o da miglior giocatore. Conservo con orgoglio ancora immagini e qualche articoletto di stampa locale che parla delle mie giocate... La sfida coi centimetri non l’ho vinta, ma manco del tutto perduta.... Forza Enri!
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