Ho un amore alimentare per la pasta! Mi copre i vuoti. Mio padre se ne mangiava un piatto a pranzo e uno a cena. Mio
figlio, ogni tanto, fa lo stesso. Roba speciale però, grazie ai miei fedeli
pusher del food che me la forniscono. Made in Italy 100%! Si, perché non è scontato
che la pasta di qualsiasi azienda italiana sia italiana. 1/3 della pasta
che si trova in commercio da noi oggi, infatti, purtroppo, è fatta con grano straniero…!
Perché, il grano, noi popolo di Pasta e Pizza, da un po’ di tempo lo
importiamo “non stop” da ogni dove. Un paradosso! Arriva da Stati
Uniti, Canada, Singapore, Hong Kong, Turchia, Antigua, Marocco, Olanda,
Sierra Leone, Cipro, Argentina, o da chissà dove…. Dicono che è meglio del
nostro. Che è necessario importare grano a causa del basso tasso proteico di
quello nostrano. “Peccato” che quest’anno, forse come mai, il nostro grano
presenta qualità e genuinità eccellenti, superiori alla media. Fa lo
stesso! Tutto è cambiato in vent’anni. Ci siamo giocati il passato, il
presente e il futuro del “granaio Italia”. Oggi 100 chili di grano valgono
quanto 6 kg di pasta di “marca artigianale”: 16 euro al quintale per il tenero,
19 per quello duro. I Media da un paio di giorni ne danno la notizia. Non
tra quelle serie però. Se il prezzo del grano va giù in picchiata, senza
freni, le intolleranze alimentari aumentano. E aumentano anche i consumi di
integratori. Altra faccia della medaglia con la “bella” notizia di ieri:
“Ossessione integratori, barrette e pillole al posto del cibo - Il giro
d’affari sfiora i tre miliardi. Ogni italiano consuma quattro confezioni
l’anno...” – lo strillo su La Stampa domenicale. Siamo apposto…! Se
il nostro grano è imbattibile per qualità e genuinità, anche se qualcuno dice
il contrario, oppure dice che quello che si produce da noi non è mai
abbastanza per soddisfare la richiesta nazionale, ne importiamo più di quanto
ne serve. Alla faccia della speculazione, la sbarcano
nei nostri porti durante la nostra mietitura! Con un numero impressionante di
camion che fanno avant e’ndrè per portarlo in lavorazione o per
stoccarlo. Pensare che quest’anno Madre Terra è stata generosa col nostro
grano! Tanta roba, il nostro grano, quest’anno. Qualità eccellente, elevata
genuinità, una meraviglia…. Eppure…! Vuoi mettere cosa ci portiamo a casa? Oltre le
disumani quantità, anche la dubbia provenienza, la dubbia certificazione sanitaria, i chilometri percorsi dalle navi cariche per raggiungerci, gli stoccaggi, gli Ogm, gli integratori aggiunti...! L' “antichi” che a tavola mangiavano e parlavano dialetto, assueti a 'ste formule cifrate, si rivolterebbero nella
tomba. Almeno, quelli "sinceri e spontanei", che ho conosciuto io. Che per la pasta ne andavano matti. Pasta
alla “norma” soprattutto! “E' n'capolavoru ccò micciu, fattu di semplici
ngredienti ginuini, e propriu ppi chissu necessita ca ognunu di iddi a
essiri! A pasta è megghiu nustrali, provenienti da’nostri parti! Se semu
quattru, centu grammi a testa abbastanu. U furmatu di chiddu ca vuliti, ma
megghiu si calati spaghetti, maccaruni o pinni rigati. Ddu mulinciani,
megghiu di'zzoni nostri, bedde ponchiolotte, niure niure ca a pariri brusiata
dau suli cauru. Appoi ci voluni tri chilati di pumarroru. Ddi belli pumarori
tunni tunni ca parunu u pupazzu da Miscilen, tutti scasciati ma duci duci ca
parunu fatti di pasta reali! A ricotta salata, megghiu chidda di
Chiazza. Ca si poi vi pari ancora modda ammugghiatila intra a catta
do pani e mittitila n'do frigideri a sira prima. Da na testa d'agghiu, scippatini ddu spicchi e ppoi na cipudda nica, ogghiu bonu extraveggini
e n'anticchia di balicicò. Cucitila justa addente a pasta. S’adda ammasticari”. Na friata intra a padedda, megghiu chidda ranna d''alluminiu, cu tutt' icosi arrimminati e alliccativi !
E' sempre un piacere leggerti. Ogni volta il Nord ed il Sud d'Italia si incontrano nel tuo scritto, con competenza, ironia e senza inutili campanilismi.
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