martedì 21 marzo 2017

Gita sull'Etna

Una foto scattata dallo spazio mentre l'Etna erutta, stava spopolando sui social dopo che Thomas Pesquet, ingegnere e astronauta francese dell'Agenzia Spaziale Europea l’ha pubblicata l'8 marzo su Twitter. L’immagine sembra un’opera d’arte moderna! Qua è là macchie bianche e macchie nere, fatte col pennello… Un critico gourmet la intitolerebbe riso, nero di seppia e burrata … Per mio figlio, invece, è quel che rimane di un pezzo di carta bianca cominciata a bruciare..., (Sigh!). Martedì 14 marzo, uno dei crateri dell’Etna è esploso e il materiale piroclastico ha beccato una dozzina di persone che si trovavano sul Belvedere del vulcano a 2700 metri d’altitudine...! Tutti salvi. Svanito l’effetto mediatico della straordinaria immagine di Pesquet, inizia una due giorni di servizi-tormentone sull’episodio "Etna e i malcapitati"... Venerdì 17 marzo, fine di tutto..., (Sigh!). In un  niente si è passati da una certa ammirazione verso uno spettacolo della natura, in un posto straordinariamente unico rivelato da una foto, ad un sentimento opposto e contrario formulato da una cronaca attenta solo a conquistare qualche lacrima di popolo.... (Sigh!). In un  mondo sempre più abituato da suoni nuovi e pervasivi, però, io, da ste poche righe, voglio ridare all’Etna il giusto posto che merita. Attraverso la voce dell’autore Nino Savarese, (Enna 1882- Roma 1945), che scrisse “Gita sull’Etna". 20 pagine che fanno parte del libro “Cose d’Italia”, di cui vi consiglio di leggere anche gli altri racconti di suggestivi luoghi d'Italia scritti dall'autore ennese tra il 1930 e il 1932, curato da Leonardo Sciascia. Gita sull'Etna è uno spaccato di cronaca geologica sapienzale, pieno di amore per la terra e i suoi segreti... Con il racconto dei paesaggi, che mutano man mano che l’autore sale verso il cratere... Pennellati dalla sensibilità del senso culturale che la cronaca di oggi ormai ha lasciato cadere. Gita sull'Etna corre accanto a chi legge proprio con la continuità cadenzata che l'ha costruito, lungo le giornate del suo autore: ritrova cioè il percorso di un diario, tutti gli interni momenti  della preparazione, della scoperta, dell'attesa, dell'accadimento... Un racconto che, più di ogni altra cosa,  ti fa venire voglia di catapultarti in Sicilia per salire fin lì e godere delle meraviglie dell'Etna.., (Sigh). "... Camminiamo tra vigneti ubertosissimi; si intravedono casette nere e bianche tra i pomari, e sentieri bordati di erbe e di fiori spontanei, e muriccioli pure neri, che chiudono poderi traboccanti di frutteti...". “…Si sente di varcare la soglia di una terra governata da altre leggi naturali, soggiogata da altre forze a noi del tutto sconosciute...". "... Così che l’occhio non può mai abbandonarsi ad una contemplazione riposata ed ingenua. Si guarda questa terra con un certo sospetto, anche dove essa appare rigogliosa ed intatta. Come si guarderebbe un corpo sparso di foruncoli, i quali, sebbene emarginati, non possono fare a meno di ricordare il passato martirio e tenere l’animo incerto con la minaccia che il male ritorni…”. "... Alle volte, sono pietre messe le une sulle altre che si alzano appena sulla confusa distesa delle punte, ma se pure non le avanzano, si distinguono lo stesso dalle altre punte dei mucchi casuali, perché mostrano il segno della volontà di un uomo, che è venuto su questo deserto sconvolto a lasciare la traccia di una sua intenzione...". “… Questi agricoltori etnei sono condannati a misurare con la brevità della loro vita i rivolgimenti naturali ai quali, in genere, l’uomo non partecipa mai col proprio sentimento e con il proprio benessere…”. “… Qui si deve vivere come tenendo i piedi sopra una terra magica, in cui sono possibili alla luce del sole le più meravigliose apparizioni. Contadini e pastori non seguono solo gli umori dei venti e delle nuvole che portano il refrigerio della pioggia, ma tenendo l’orecchio ai boati dell’enorme montagna che sovrasta ogni loro orizzonte, e di notte guardano se non si accenda nel cielo o nel baratro delle valli qualche riflesso di fuoco”… "...Questa non è campagna solitaria, né deserto, è un segreto della natura al quale l'uomo si sente terribilmente estraneo. Qualche rarissimo uccello che solca l'aria fredda sembra aver sbagliato il suo volo, e sembra fuggire col cuoricino in gola, verso gli alberi del basso...". “ Ecco l’Etna squarciata da cima a fondo: non è una valle, ma un’enorme lacerazione nera di venti chilometri di giro! Le parte di, di roccia basaltica, sono ripide o a picco; grossissimi massi sporgenti sembrano brandelli rimasti attaccati alla enorme ferita, e creano ombre profonde e cavità dentro le quali l’occhio non penetra... "... "... E’ l’abbandono di ogni legge, anche di quella che il fuoco si era data a se stesso con gli sbocchi dei crateri: un momento di pienezza furibonda, uno scrollo di impazienza che dovette far tremare tutta l’Isola e ribollire i suoi mari…”. “…La natura sembra assorta in una segreta fatica che l’uomo non può né ammirare né comprendere…”.  Per la “Cronaca”…, (Sigh!).  


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