Dal barbiere, si scopre un’Italia interessante. Esiste una
stratificazione delle abitudini e dei ricordi che rendono unica quell’ora che
passo tra la sedia dell'attesa e la seggiola del taglio. Dal barbiere ci si
indigna per la politica nazionale e per quella locale, per lo stipendio dei
calciatori, per le tasse, per i costi della vita... Si parla tutti con
disinvoltura, e anche da esperti, di economia, di politica, di sport, secondo un
rituale che include molte volte anche l’intimità e le vicende personali. Dal
Barbiere è un posto di confessioni di gruppo dove tutti si confidano con tutti…!
L’altro giorno da mio Barbiere mi sono rifatto, anzi no, ho aggiornato, la mia
cultura sugli orti e sulle serre infinite che vedo crescere ogni volta, sempre
più ingombranti, su quel fazzoletto di terra furiosamente antropizzato ai piedi
della prima collina braidese... Resa malconcia, anch'essa, da un eco-mostro
di cemento, dalla fantasiosa geometria ingegneristica, che troneggia squallidamente fiero da una dozzina d'anni nel bel mezzo, rendendolo uno dei simboli del degrado della mia città, (Sigh!). Dicevo della mia rinnovata cultura sugli orti grazie
ad un tipo, che conosco da una vita, ma che non vedevo da tempo, che era di
passaggio lì dal Barbiere... Non per farsi mettere a posto barba e capelli, ma
solo per ritrovare e salutare gente come capita spesso qui. Mentre il
mio parrucchiere era impegnato su di me, ho iniziato ad argomentare con
l’ortolano sulle produzioni locali sotto serra e quali di queste scegliere
per mangiare qualcosa di sano… “Quelle meno toccate dalla chimizzazione
agricola.., meno trattate..., meno concimate con prodotti chimici?" - mi
chiede... "Ormai si salvano solo più broccoli, costine, cavolfiori,
rape... e, forse, ma ancora per poco, gli spinaci... Perché la loro difesa
chimica dalle malattie si basa “solo” sull’impiego di prodotti rameici che si
danno al primo apparire del danno... Lo sfruttamento intensivo del suolo, la
monocultura esasperata, la chimizzazione eccessiva, hanno mandato tutto a
ramengo…" - sentenzia, (Sigh!). Mi racconta che ormai per produrre con
successo qualcosa, bisogna farlo in un sistema acquaponico…, dove anche il
guadagno del contadino è superiore perché non solo risparmia la spesa dei
trattamenti per la terra, (che comunque non ce la fa più), ma soprattutto per
il veloce turnover produttivo degli ortaggi.. "Stanno scomparendo le
produzione in terra nelle nostre serre..." - mi dice, (Sigh). "Le
serre sono ormai ridotte a immensa ed esclusiva taverna fumante, iper
riscaldate, per sistema di coltura acquaponica... Che coincide con
l’autodistruzione. Col cancellamento totale della buona agricoltura,
schiacciata ormai da anni dal greve fardello della chimica". L'amico cercava di
sdrammatizzare sta spiacevole realtà sorridendo...! Parlando, però, si sentiva
dal suo tono come volesse liberarsi dal peso della sua angoscia e porre il
problema al centro dell’attenzione dei presenti (Sigh!). Nella frenesia,
confermava che la verdura in commercio, ma anche frutta riso, grano,
mais..., non sono più, da tempo, ricche di nutrienti, né più salutari come lo
erano tempo fa! Negli ultimi trent’anni si sono sempre più affermate, nel
settore della produzione protetta di ortaggi, nuove tecniche di coltivazione ad
alta efficienza che per forza devono far uso di strumenti chimici. "La
gamma di insetti, di funghi e batteri, nemici delle coltivazioni, si allunga
ogni giorno di più" - mi dice. Tra i fitofagi, insetti che si nutrono di
piante e delle loro parti, foglie, rami e frutti, gli afidi sono inarrestabili.
Per non parlare dei marciumi basali e le batteriosi... (Sigh!). Quindi si è obbligati, per vendere, a "intervenire" a manetta...! Per incassettare, caricare ed esporre. Per rendere i frutti della terra perfettamente colorati, belli, omogenei nelle forme... Come vogliono gli standard
merceologici, soprattutto della grande distribuzione... Che non tollerano la
presenza macchie o imperfezioni sulla foglia della lattuga perché il
cliente sarebbe disincentivato all’acquisto. "C’è più biodiversità in un angolo abbandonato di periferia
che in un campo diserbato, insetticidato, chimicizzato" - mi dice! Se
vogliamo salvarci, e salvare la terra...(Sigh!), non ci resta che ritagliarcene un pezzo.
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