martedì 14 febbraio 2017

Ritagliamoci un pezzo di terra

Dal barbiere, si scopre un’Italia interessante. Esiste una stratificazione delle abitudini e dei ricordi che rendono unica quell’ora che passo tra la sedia dell'attesa e la seggiola del taglio. Dal barbiere ci si indigna per la politica nazionale e per quella locale, per lo stipendio dei calciatori, per le tasse, per i costi della vita... Si parla tutti con disinvoltura, e anche da esperti, di economia, di politica, di sport, secondo un rituale che include molte volte anche l’intimità e le vicende personali. Dal Barbiere è un posto di confessioni di gruppo dove tutti si confidano con tutti…! L’altro giorno da mio Barbiere mi sono rifatto, anzi no, ho aggiornato, la mia cultura sugli orti e sulle serre infinite che vedo crescere ogni volta, sempre più ingombranti, su quel fazzoletto di terra furiosamente antropizzato ai piedi della prima collina braidese... Resa malconcia, anch'essa, da un eco-mostro di cemento, dalla fantasiosa geometria ingegneristica, che troneggia squallidamente fiero da una dozzina d'anni nel bel mezzo, rendendolo uno dei simboli del degrado della mia città, (Sigh!). Dicevo della mia rinnovata cultura sugli orti grazie ad un tipo, che conosco da una vita, ma che non vedevo da tempo, che era di passaggio lì dal Barbiere... Non per farsi mettere a posto barba e capelli, ma solo per ritrovare e salutare gente come capita spesso qui. Mentre il mio parrucchiere era impegnato su di me, ho iniziato ad argomentare con l’ortolano sulle produzioni locali sotto serra e quali di queste scegliere per mangiare qualcosa di sano… “Quelle meno toccate dalla chimizzazione agricola.., meno trattate..., meno concimate con prodotti chimici?" - mi chiede... "Ormai si salvano solo più broccoli, costine, cavolfiori, rape... e, forse, ma ancora per poco, gli spinaci... Perché la loro difesa chimica dalle malattie si basa “solo” sull’impiego di prodotti rameici che si danno al primo apparire del danno... Lo sfruttamento intensivo del suolo, la monocultura esasperata, la chimizzazione eccessiva, hanno mandato tutto a ramengo…" - sentenzia, (Sigh!). Mi racconta che ormai per produrre con successo qualcosa, bisogna farlo in un sistema acquaponico…, dove anche il guadagno del contadino è superiore perché non solo risparmia la spesa dei trattamenti per la terra, (che comunque non ce la fa più), ma soprattutto per il veloce turnover produttivo degli ortaggi.. "Stanno scomparendo le produzione in terra nelle nostre serre..." - mi dice, (Sigh). "Le serre sono ormai ridotte a immensa ed esclusiva taverna fumante, iper riscaldate, per sistema di coltura acquaponica... Che coincide con l’autodistruzione. Col cancellamento totale della buona agricoltura, schiacciata ormai da anni dal greve fardello della chimica". L'amico cercava di sdrammatizzare sta spiacevole realtà sorridendo...! Parlando, però, si sentiva dal suo tono come volesse liberarsi dal peso della sua angoscia e porre il problema al centro dell’attenzione dei presenti (Sigh!). Nella frenesia, confermava che la verdura in commercio, ma anche frutta  riso, grano, mais..., non sono più, da tempo, ricche di nutrienti, né più salutari come lo erano tempo fa! Negli ultimi trent’anni si sono sempre più affermate, nel settore della produzione protetta di ortaggi, nuove tecniche di coltivazione ad alta efficienza che per forza devono far uso di strumenti chimici. "La gamma di insetti, di funghi e batteri, nemici delle coltivazioni, si allunga ogni giorno di più" - mi dice. Tra i fitofagi, insetti che si nutrono di piante e delle loro parti, foglie, rami e frutti, gli afidi sono inarrestabili. Per non parlare dei marciumi basali e le batteriosi... (Sigh!). Quindi si è obbligati, per vendere, a "intervenire" a manetta...! Per incassettare, caricare ed esporre. Per rendere i frutti della terra perfettamente colorati, belli, omogenei nelle forme... Come vogliono gli standard merceologici, soprattutto della grande distribuzione... Che non tollerano la presenza macchie o imperfezioni  sulla foglia della lattuga perché il cliente sarebbe disincentivato all’acquisto. "C’è più biodiversità in un angolo abbandonato di periferia che in un campo diserbato, insetticidato, chimicizzato" - mi dice! Se vogliamo salvarci, e salvare la terra...(Sigh!), non ci resta che ritagliarcene un pezzo.

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