Il mio passato è stato segnato dalla scarsezza, dall’ansia, dal
terrore della fame... E da una grande devozione per il consumo della carne (Sigh!). Propria di una particolare storia ed esperienza di privazione famigliare che, oltre
a mitizzarne il suo valore nutritivo, la rendeva prodiga di un benigno compatimento
alimentare per allontanare il vertice della piramide dei miserabili… (Sigh!). La
mia famiglia, a quei tempi, mangiava la carne, quando andava bene, una volta la
settimana, sempre al prezzo di rinunce dolorose...! Nel mondo in cui sono nato e
cresciuto, quindi, mi hanno insegnato che la carne è qualcosa di speciale, un
bisogno necessario…(Sigh!). Ma anche un prezioso alimento del benessere,
dell’abbondanza… Cibo di pochi eletti…, misuratore, ma anche distanziatore
alimentare, sociale (Sigh!)! La carne insomma per me, nel passato, ha
rappresentato il gioco rituale delle preferenze e delle esclusioni, dei divieti
e delle prescrizioni, degli eccessi e delle astinenze. Vivevo la carne, da una
parte, come un cibo lusinghiero, un lusso del mangiare bene…, dall’altra, come premura,
attenzione, devozione! Ma, anche, come elemento di distinzione, di separazione,
di conflitto… Per esempio quando da bambino mi ammalavo e mia madre
per risollevarmi mi faceva mangiare la carne, (Sigh!), avevo sempre i sensi di
colpa nei confronti del resto della mia famiglia che per me se ne privava! Dall’età
adolescenziale, poi, porgo attenzione anche all'intima massima famigliare che recita “le ossa
non le vogliono manco i cani”…, ma questa è un’altra storia (Sigh!). Da quando
sono diventato virtuoso della carne, quella che si mangia, per scelta e non per
necessità, pur preservando l’indice di fedeltà culturale ai valori espressi sopra,
il mio rapporto con la carne è cambiato. A tal punto che la carne, nel mio
inconscio considerato soprattutto il “mito” alimentare del sistema sociale, la esorcizzo
in maniera ludico-culturale alla Fiera del Bue Grasso di Carrù. Rispettoso del
principio, anche, per cui il Bollito è considerato da sempre uno degli alimenti
dell’uomo fra i più nutrienti, tra i più succulenti, tra i più pregiati…(Sigh!).
Non so da quanti anni rinnovo le mie vibrazioni gastronomiche del Bue Grasso di
Carrù, con il piacevole sapore di sempre e in linea con la coscienza gastronomica
famigliare...(Sigh!). So per certo, però, almeno da più di 25 anni. Da quel
tempo infatti, il secondo giovedì prima di Natale, quello del Bue Grasso, è la
prima data che fisso con un colpo di evidenziatore a tutta pagina sulla nuova
Agenda dell’anno. Al Bue Grasso, non manco mai! Ci vado sempre la mattina
prestissimo. Arrivo al Foro Boario di Carrù quando il termometro segna ancora i
sottozero, fendendo il più delle volte la nebbia langarola. Accompagnando,
orgoglioso, di volta in volta, amici vicini e lontani, nel mio itinerario
virtuoso del Bue Grasso. Assistendo, con sapienza, all’arrivo dei camion carichi
di bestie, alla pesatura, alle prime trattative commerciali…! Grazie a veterinari,
allevatori e macellai, che, nel tempo, mi hanno insegnato a riconoscere le
varie categorie, e la qualità delle bestie in concorso, dei buoi grassi
nostrani, dei migliorati, dei manzi, dei vitelli, dei torelli della coscia,
delle manze grasse, dei tori…! Scruto la giuria di esperti che valutano i capi
toccandoli, squadrandoli da testa a piedi, soffermandosi sui culoni di sti
animali che commentano comparandoli a certi modelli dei dietro di
donne vicine e lontane…! Non mi perdo mai nemmeno la cerimonia di premiazione all’interno
dell’”arena”, con la consegna delle gualdrappe, delle medaglie, delle coppe e
delle targhe…Come neppure non rinuncio al mio rituale giro... Col primo brodo
caldo corretto al Dolcetto, colla stratosferica colazione a base di vin brulè e
salumi locali, col giro della piazza che ospita l’esposizione dei mezzi e degli
attrezzi agricoli, col lungo aperitivo, rendez-vous da Chiapella, reso unico
anche dallo spettacolo musico-teatrale dei Trelilu...! Una volta, ma purtroppo non
si fa più da almeno una quindicina d’anni (Sigh!), partecipavo pure alla
sfilata dei capi vincitori... Seguendo in marcia lenta, ordinata, le bestie con
indosso i trofei, la gualdrappa, le fasce dipinte a mano, le musarole
d’oro…(Sigh!). Al ritmo cadenzato dalla corposa Banda Musicale del paese
che accompagnava la suggestiva cerimonia… Con gli allevatori che, mostrando
orgogliosi le loro bestie, le coppe, le coccarde, e i diplomi, vinti,
sorridevano felici soprattutto per aver già venduto, (molto bene), i propri
capi a pregiate macellerie nazionali ed internazionali…(Sigh!). Alla fine di
tutto, con la corposa compagnia del giorno, si va sempre in qualche ristorante della
zona per mangiare il Bollito Misto… 7 tagli di polpa, 7 ammennicoli, 7 salse…, servito
insieme a fiumi di vino di Langa. Mentre c’è gente, tutta imbacuccata, che fin dalla
prima mattina sfida code interminabili di fila indiana, aspettando il proprio turno
per mangiare le quintalate e quintalate di Bollito Misto che preparano nei
ristoranti di Carrù o nella gigantesca tensostruttura “Bollito Non Stop”,
montata per l’occasione sulla piazza intitolata al Bue…(Sigh). L’edizione 2016,
la 106esima del Bue Grasso di Carrù appena conclusa, invece è stata anticipata
a giovedì 8 dicembre per farla coincidere con la Festa dell’Immacolata (Sigh!).
Presa d’assalto da un delirio di visitatori…, da una paurosa invasione di persone curiose, soprattutto intente a pasturare lungo il
serpentone di bancarelle del mercato sparso per tutta Carrù… Sembrava un altro
universo sto Bue Grasso…! Pieno zeppo anche di giovani, nostalgici del passato che non verrà
più, travestiti con i mitici tabarri, infiocchettati da barbe incolte e baffoni
d’altri tempi a punte rigirate, con in testa stravaganti cappelli vintage e in
mano il “Tucau”, il famoso bastone che usano gli allevatori per guidare le bestie, diventato
ormai segno distintivo e gadget imperdibile della Kermesse (Sigh!)! Anche i Buoi
erano più immensi del solito a sto Bue Grasso… Il campione, Attila, pesava 1453
chili! Impossibile non evidenziarlo…, per me che, cresciuto col
retaggio culturale della penuria calorica ed economica.., pensando a
tutta sta pregiata carne, la immagino già nel piatto a sfamare chissà quante famiglie...(Sigh!).
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