martedì 10 maggio 2016

L’uovo sbattuto. Magia terapeutica

Per chi è nato come me negli anni ’60, l’uovo sbattuto è una certezza. Da quand’ero neanche adolescente mia madre, la mattina, ogni tanto esordiva con "Mauriziè, ti vedo un po’ sciupato…!". Quante volte gliel’ho sentito dire! E mi sbatteva un uovo. L'uovo sbattuto per me è stato, fino a quando vivevo coi miei, il mio ricostituente. Le uova erano quelle fresche, di Matteo, il contadino della cascina al fondo di via Goito, dove abitavo, che ci forniva anche di verdura, latte, conigli, galline….Mi ricordo che ogni tanto barattavamo il prezzo di questi con il pane vecchio per i suoi animali. L’uovo sbattuto, dicevo, come cura ricostituente, ma anche terapeutico. Soprattutto in meridione ci sono credenze e applicazioni, eterodosse, per curare, per prevenire, per rinvenire. Sarà perché appunto ho origini siciliane, sarà per la miseria o per la poca cultura, fatto sta che a casa mia il fascino dell'arcano e la fiducia posta in cose soprannaturali, ritenute medicali, fornite cioè di qualità terapeutiche o addirittura guaritrici, aveva un suo perché.
 Da piccolo, in Sicilia, a casa di parenti e presunti tali, ho assistito a pratiche molto particolari, quasi magiche, applicate a fantomatici “pazienti”… Si riusciva a neutralizzare, o a dominare, il dolore che li affliggeva con le mani, (santemani…!), attrezzi d’uso casalingo e formule antiche. Quest’ultime, a volte, cantate…., o meglio, "lamentate", teatralmente, alla meridionale. Anche in coro. Vere e proprie orazioni che solo alcuni “guaritori” sapevano rendere liturgiche, come anche l’arte dei gesti che applicavano. In Famiglia si narra che la pratica per guarire dallo “scantu”, (lo spavento) - contro i “vermi intestinali” o “ a calata d’ stommacu”, come veniva chiamata dai miei – ebbe effetto anche su di me. I sintomi, relativi alla malattia da “scantu”, erano mal di pancia, febbre, nausea, vomito, tremolio…... Secondo le nostre, credenze popolari, cioè di noi meridionali, anzi degli “Antichi” che predicavano “sapi cchiù lu malatu patutu ca’ llu medicu saputu”, ci sono specie di parassiti che soggiornano nel nostro corpo. Basta uno scantu per farli uscire dal loro antro e scatenarsi fino a far star male il malcapitato…..Ma male, maaale! Solitamente lo scantu beccava i bambini o gli anziani. I più deboli, insomma. Ci si rivolgeva quindi ad un guaritore, anzi ad una guaritrice, che attraverso segni di croce, massaggi, tazzina di caffè rigorosamente unta ai bordi con olio e aglio, e poi appoggiata sullo stomaco, sapesse "calare" i vermi, rimettendoli cioè in ordine nella loro sede naturale. Ovviamente, invocando e implorando santi e spiriti con orazioni ripetute allo sfinimento: “Lunniri è santu
 Martiri è santu
 Mercori è santu Ioviri è santu 
Venniri è santu
 Sabatu è santu
 la Duminica i Pasqua 
stu vurmuzzu ‘nterra casca….”. Seguivano il Padre Nostro e il Credo. Chiavi “miracolose”, simboli sacri, mescolati a superstizione e credenze religiose, praticate anche nel quotidiano per tenere lontano i mali. Devo chiedere a mia madre se anche lei mentre mi sbatteva l’uovo recitava qualche "formuletta" a bassa voce.... Per certo, so che l'uovo sbattuto me lo faceva sempre uguale, come fosse un rito: rompeva il guscio a metà sul bordo di un bicchiere largo di vetro, poi, nello stesso bicchiere, metteva il tuorlo e lo mescolava allo zucchero con un cucchiaino resistente e alto. Sbatteva l'uovo con forza, ritmicamente, sempre in senso orario, fino a quando dal vortice non ne veniva fuori una crema densa, soffice e deliziosa. Cresciuto, io, mi aggiungeva un goccio di caffè. La domenica, di marsala. Buonanima di mio padre, invece, l’uovo se lo ciucciava. Faceva due buchetti al guscio con lo stuzzicadenti, uno sopra e l’altro sotto…. E’ campato fino a 89 anni! Nonostante guerre e miniere.

P. S. Per i maligni, io, a 53 anni, non porto nemmeno gli occhiali!



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