martedì 20 dicembre 2016

Avviso ai naviganti

Questo post nasce dal fatto che siamo sotto Natale. Che a Natale si scambiano gli Auguri. Che io gli Auguri, ormai da diverso tempo, li mando via etere con un’immagine che rappresenta sempre un “Vaso di Fiori” della mia collezione di quadri… (anzi per chi li riceve, prego di cliccare sull’immagine per aprirla a tutta pagina a scanso di equivoci… Sigh!). Che quest’anno l’opera, di cui sopra, mi è stata regalata da Beppe Siliprandi, un Amico Speciale. Che il titolo del dipinto è “Vaso di Fiori e Felicità”. Che oltre al materico vaso di fiori, sul dipinto, ci sono raffigurati, alla maniera di Beppe, una bambina con le braccia aperte, (credo di sapere chi è), e una grande ape… L’ape... Simbolo del tempo, dell’eloquenza e dell’intelligenza! Sant’Ambrogio paragonò la Chiesa all'alveare e i membri di una comunità alle api, le quali sono in grado di cogliere il meglio da ogni fiore... Questo l'ho sentito dire sabato scorso durante una funzione di preparazione di mio figlio al catechismo. Qualche Santo, non mi ricordo chi, considerava l’ape un simbolo dello Spirito Santo..., forse sulla base dell’idea che le api vivessero solo del profumo dei fiori, dando così un'immagine di grande purezza e continenza, castità e virtù. L’ape ha sempre giocato un ruolo significativo nell’immaginario cristiano...Da qui la credenza secondo cui le api causino un forte ronzio prima poco prima di mezzanotte della vigilia di Natale in onore del nascituro Gesù…! L’ape, quindi, è anche spesso usata nell’arte pittorica e scultorea cristiana… Si vedono api in rilievo anche sull’altare maggiore della Basilica di San Pietro! Chissà se Beppe lo sa?!? Ogni volta, quando sento ste cose, mi riprometto che ci devo andare più spesso a Messa… (Sigh!). Da molto tempo ci vado solo più per funzioni che mi costringono…! Forse perché ci sono stati tempi, per me, in cui la Messa, la scena cristiana punto di riferimento della mia famiglia, è stata troppo presente e protagonista… Forse per questo si è tranquillamente dissolta nella mia coscienza e nel mio inconscio! Si, sarà perché ho preso troppe Messe e per troppo tempo… (Sigh!). Ho fatto il Chierichetto dalla prima elementare fino alla seconda media…Tutte le mattine!  Andavo a servir Messa a quella delle 7. La domenica e durante le feste comandate servivo Messa a quella delle 7 e a quella delle 9… (Sigh!). Negli ultimi anni, ogni Messa servita una firma..., alla fine si vinceva pure un pallone. Da “gagno”  ho servito non so quante Messe, a San Giovanni. Con Don Lino, Don Renato e Don Michele….! Conosco la liturgia a memoria. A tal punto che potrei  benissimo celebrar Messa e pure cantarla... Sbaglio solo quando si arriva al punto  “…rendila perfetta nell'amore in unione con il nostro Papa Paolo il nostro Vescovo Michele, e tutto l'ordine sacerdotale…”  Mi escono ogni volta ancora Papa Paolo e Vescovo Michele..., quelli da Chierichetto!  Ancora adesso …! Vado filato, di memoria, su Papa Paolo e Vescovo Michele... (Sigh!). Arrivo lì e nomino loro… Sempre! Avrei un casino di cose da raccontare di quando ero Chierichetto e servivo messa...! Mentre scrivo però mi vengono in mente altri ricordi. Indelebili, dell’epoca... Di quando, prima di indossare tutte le mattine l'abito talare, mi svegliavo alle 6…. In piedi c’era già mia madre da un pezzo…, maniaca della pulizia e del far da mangiare…! Mentre mia madre preparava in cucina, ascoltavo la radio…! Che civiltà! In quel periodo, l’unico strumento di comunicazione democratico…Non  richiedeva il saper leggere e nemmeno scrivere! Quello su cui era sintonizzata la radio di casa mia era il giornale radio…, credevo fosse l’unica stazione emittente di allora! Riuscivo a sentire il rumore delle onde elettromagnetiche decodificate in modulazione di frequenza… Alla fine del giornale radio c’era "Avvisi ai naviganti"... col Bollettino del mare…. Chi se lo ricorda? C’era uno speaker dalla voce profonda…, evocativa, espressiva, emozionale, confidenziale…, che cadenzava le parole, quasi le lettere, una a una… leggendole  lentamente… Allora, non capivo perché! Faceva più o meno così: “Avviso ai naviganti... per l'intero Mediterraneo…dal Mare di Alboran…al Mediterraneo orientale…temporali in corso… fenomeni in via di attenuazione…Sul Mar Ligure…onde alte… previste burrasche…da Nord Nordovest…forza 8…sul Mare Adriatico settentrionale…e meridionale...vento di Libeccio…con direzione…. ovest..sud ovest…..di moderata intensità…sul Mar Ionio...cielo coperto…visibilità buona…sul Canale di Sardegna...e quello di Sicilia...mare generalmente calmo…tempo buono… (Sigh!). Buone Feste!

martedì 13 dicembre 2016

Le ossa non le vogliono manco i cani

Il mio passato è stato segnato dalla scarsezza, dall’ansia, dal terrore della fame... E da una grande devozione per il consumo della carne (Sigh!). Propria di una particolare storia ed esperienza di privazione famigliare che, oltre a mitizzarne il suo valore nutritivo, la rendeva prodiga di un benigno compatimento alimentare per allontanare il vertice della piramide dei miserabili… (Sigh!). La mia famiglia, a quei tempi, mangiava la carne, quando andava bene, una volta la settimana, sempre al prezzo di rinunce dolorose...! Nel mondo in cui sono nato e cresciuto, quindi, mi hanno insegnato che la carne è qualcosa di speciale, un bisogno necessario…(Sigh!). Ma anche un prezioso alimento del benessere, dell’abbondanza… Cibo di pochi eletti…, misuratore, ma anche distanziatore alimentare, sociale (Sigh!)! La carne insomma per me, nel passato, ha rappresentato il gioco rituale delle preferenze e delle esclusioni, dei divieti e delle prescrizioni, degli eccessi e delle astinenze. Vivevo la carne, da una parte, come un cibo lusinghiero, un lusso del mangiare bene…, dall’altra, come premura, attenzione, devozione! Ma, anche, come elemento di distinzione, di separazione, di conflitto… Per esempio quando da bambino mi ammalavo e mia madre per risollevarmi mi faceva mangiare la carne, (Sigh!), avevo sempre i sensi di colpa nei confronti del resto della mia famiglia che per me se ne privava! Dall’età adolescenziale, poi, porgo attenzione anche all'intima massima famigliare che recita “le ossa non le vogliono manco i cani”…, ma questa è un’altra storia (Sigh!). Da quando sono diventato virtuoso della carne, quella che si mangia, per scelta e non per necessità, pur preservando l’indice di fedeltà culturale ai valori espressi sopra, il mio rapporto con la carne è cambiato. A tal punto che la carne, nel mio inconscio considerato soprattutto il “mito” alimentare del sistema sociale, la esorcizzo in maniera ludico-culturale alla Fiera del Bue Grasso di Carrù. Rispettoso del principio, anche, per cui il Bollito è considerato da sempre uno degli alimenti dell’uomo fra i più nutrienti, tra i più succulenti, tra i più pregiati…(Sigh!). Non so da quanti anni rinnovo le mie vibrazioni gastronomiche del Bue Grasso di Carrù, con il piacevole sapore di sempre e in linea con la coscienza gastronomica famigliare...(Sigh!). So per certo, però, almeno da più di 25 anni. Da quel tempo infatti, il secondo giovedì prima di Natale, quello del Bue Grasso, è la prima data che fisso con un colpo di evidenziatore a tutta pagina sulla nuova Agenda dell’anno. Al Bue Grasso, non manco mai! Ci vado sempre la mattina prestissimo. Arrivo al Foro Boario di Carrù quando il termometro segna ancora i sottozero, fendendo il più delle volte la nebbia langarola. Accompagnando, orgoglioso, di volta in volta, amici vicini e lontani, nel mio itinerario virtuoso del Bue Grasso. Assistendo, con sapienza, all’arrivo dei camion carichi di bestie, alla pesatura, alle prime trattative commerciali…! Grazie a veterinari, allevatori e macellai, che, nel tempo, mi hanno insegnato a riconoscere le varie categorie, e la qualità delle bestie in concorso, dei buoi grassi nostrani, dei migliorati, dei manzi, dei vitelli, dei torelli della coscia, delle manze grasse, dei tori…! Scruto la giuria di esperti che valutano i capi toccandoli, squadrandoli da testa a piedi, soffermandosi sui culoni di sti animali che commentano comparandoli a certi modelli dei dietro di donne vicine e lontane…! Non mi perdo mai nemmeno la cerimonia di premiazione all’interno dell’”arena”, con la consegna delle gualdrappe, delle medaglie, delle coppe e delle targhe…Come neppure non rinuncio al mio rituale giro... Col primo brodo caldo corretto al Dolcetto, colla stratosferica colazione a base di vin brulè e salumi locali, col giro della piazza che ospita l’esposizione dei mezzi e degli attrezzi agricoli, col lungo aperitivo, rendez-vous da Chiapella, reso unico anche dallo spettacolo musico-teatrale dei Trelilu...! Una volta, ma purtroppo non si fa più da almeno una quindicina d’anni (Sigh!), partecipavo pure alla sfilata dei capi vincitori... Seguendo in marcia lenta, ordinata, le bestie con indosso i trofei, la gualdrappa, le fasce dipinte a mano, le musarole d’oro…(Sigh!). Al ritmo cadenzato dalla corposa Banda Musicale del paese che accompagnava la suggestiva cerimonia… Con gli allevatori che, mostrando orgogliosi le loro bestie, le coppe, le coccarde, e i diplomi, vinti, sorridevano felici soprattutto per aver già venduto, (molto bene), i propri capi a pregiate macellerie nazionali ed internazionali…(Sigh!). Alla fine di tutto, con la corposa compagnia del giorno, si va sempre in qualche ristorante della zona per mangiare il Bollito Misto… 7 tagli di polpa, 7 ammennicoli, 7 salse…, servito insieme a fiumi di vino di Langa. Mentre c’è gente, tutta imbacuccata, che fin dalla prima mattina sfida code interminabili di fila indiana, aspettando il proprio turno per mangiare le quintalate e quintalate di Bollito Misto che preparano nei ristoranti di Carrù o nella gigantesca tensostruttura “Bollito Non Stop”, montata per l’occasione sulla piazza intitolata al Bue…(Sigh). L’edizione 2016, la 106esima del Bue Grasso di Carrù appena conclusa, invece è stata anticipata a giovedì 8 dicembre per farla coincidere con la Festa dell’Immacolata (Sigh!). Presa d’assalto da un delirio di visitatori…, da una paurosa invasione di persone curiose, soprattutto intente a pasturare lungo il serpentone di bancarelle del mercato sparso per tutta Carrù… Sembrava un altro universo sto Bue Grasso…! Pieno zeppo anche di giovani, nostalgici del passato che non verrà più, travestiti con i mitici tabarri, infiocchettati da barbe incolte e baffoni d’altri tempi a punte rigirate, con in testa stravaganti cappelli vintage e in mano il “Tucau”, il famoso bastone che usano gli allevatori per guidare le bestie, diventato ormai segno distintivo e gadget imperdibile della Kermesse (Sigh!)! Anche i Buoi erano più immensi del solito a sto Bue Grasso… Il campione, Attila, pesava 1453 chili! Impossibile non evidenziarlo…, per me che, cresciuto col retaggio culturale della penuria calorica ed economica.., pensando a tutta sta pregiata carne, la immagino già nel piatto a sfamare chissà quante famiglie...(Sigh!).


martedì 6 dicembre 2016

Aperi...che?

Sabato scorso, ore 12.10. Su whatsApp mi arriva un messaggio del mio amico "gastrosofo" Michele Di Carlo, Michel0ne, specializzato in tutto quel che è Drink e anche di più. E' un link ad un video servizio giornalistico andato in onda la sera prima sulla Tv Svizzera RS1, svolto da lui in collaborazione con la redazione ticinese de LA1. Il servizio, dal titolo “Quando di salato c’è solo il conto”, per la rubrica "Patti Chiari", parla degli Aperitivi serviti dai locali specializzati del posto. Con l’analisi sensoriale-organolettica sempre precisa e motivata di Michel0ne. Che, oltre ad esaminare gli elementi che compongono  i drink assaggiati personalmente uno a uno nei bar ticinesi frequentati abitualmente per questo, mette in evidenza il prezzo pagato. Anche in relazione alla professionalità espressa nella preparazione, e a quello  che viene servito in accompagnamento...(Sigh!). Dal video-racconto, oltre la delusione gustativa per la maggior parte dei drink assaggiati, ne è uscito un panorama sconfortante dell’intero "sistema Aperitivi” del Ticino... Anche e soprattutto per i conti, pagati ogni volta, salati e ingiustificati...(doppio Sigh!). Questo, in sintesi, l'Aperitivo in Ticino, secondo il servizio di LA1... E da noi...? Da noi l’Aperitivo è un fenomeno che negli ultimi anni ha preso una piega tutta sua. O è un semplice drink, neanche tanto stuzzicante visto che, se va bene, in alcuni locali ti servono sciattamente miscele incolori e inodori con patatine fritte e/o arachidi..., oppure si esagera...(Sigh!). Con momenti conviviali, spacciati per Aperitivi, che, da drink stuzzicanti per predisporti ad assaporare un successivo pasto al Ristorante, sono diventati veri e propri  banchetti. Momenti infiniti, abbinati, quando va bene, a bollicine dozzinali, bevande fantasiose assurde, o, se no, a bombe alcooliche. Sono gli Apericena, consumati in quasi tutti i nostri Bar...(Sigh!). Una pratica che avanza da qualche decennio, per cui, assieme ad improbabili drink, nei Bar, sfilano banconi di cibo pessimo, omologato e massificato. L’Apericena, è il fenomeno di socializzazione moderna tricolore...(Sigh!), in cui  la crisi dei contenuti culturali legati alla tradizione dell’Aperitivo dilagano, e mettono sempre più in evidenza formule di libera espressione di drink-food modaioli! Io, ogni volta, se posso, fuggo da “ci vediamo per un’Aperi?”. Fuggo da sta desolante e anche debordante cibodrinkmania! Fuggo da sti riti eno-gastronomici creativi che fioriscono, i più, sull'onda del disgusto. Fuggo da certi posti che in nome dell'Aperi millantano pure specialità… Fuggo  da sti revival dell’assai che sono peggio del niente! Fuggo dagli aperifisch, dagli aperipizza, dagli apericheese, dagli aperiveg, dagli aperikm0, dagli aperisushi, dagli aperietnic…, dagli aperichic! Fuggo dagli Happyhour....(Sigh!). Fuggo da cibarie cotte e stracotte…, da rimanenze incerte..., da preparazioni passate e ripassate, non so quante volte al microonde..., da cocktail squilibrati. Fuggo da sti "non-luoghi" che sbordano di gente modaiola che il più delle volte si riempie a scrocco la pancia di intrugli, tra musica a manetta, liquori e chiacchiere intime gridate….(Sigh!). Fuggo, quindi, se posso, da quel meccanismo perverso per cui l’invenzione-costruzione di una cultura di nuove pratiche dell’Aperitivo ha fatto cortocircuitare il sistema...(Sigh!). Fuggo dall’aperipopolo..., dagli apericultori che si abbuffano di tramezzini e pizzette perché considerano l’Aperi  un migliorativo dei rapporti e del dialogo, oltre che un momento terapeutico irrinunciabile che eccita le loro pulsioni libidinose... Fuggo da loro e dal sistema di accelerazione di particelle impazzite, del piacere, che li ha travolti! Fuggo dagli ormoni che, secondo loro, si sviluppano in nome dell’Aperi e favoriscono rituali di socializzazione collettiva contemporanea..., creano legami, unioni..! Fuggo insomma da ste orge moderne dell'Aperi! Perché credo che l’abbandono della grande tradizione dell’Aperitivo, a favore di sta ghiottornia, corrisponda lo stesso passaggio che c’è tra l’arte della seduzione e la tecnica della sveltina...! E non sono un nostalgico!