martedì 4 ottobre 2016

(Il)logica produttiva

Ci sono dei cibi che esercitano su di me una discreta seduzione. Il Porro di Cervere, il lungo d’inverno, è uno di questi. La scorsa settimana mi sono imbattuto nel prezioso ortaggio già esposto in vendita presso alcuni punti della grande distribuzione, locali. Caspita – mi son detto – possibile?... siamo solo ad inizio autunno…che ci fa il mio amato Porro sui banconi del supermercato? Possibile che ‘st’anno sia così in anticipo? Iimmaginate anche il mio sconforto, avendo da tempo un fedele pusher del Porro di Cervere... Si chiama Gabriele, ha pochi anni più di me, ma ne dimostra un sacco... tanto il suo corpo è segnato dal mestiere. Con le mani corrose dal lavoro e la pelle lacerata dal sole. Gabriele è un ortolano esperto, rispettoso del modello agrario. Uno che nella sua vita esercita l’obbligo del rigore, mai negoziabile, nella considerazione della natura..., della Madre Terra. Gabriele è un contadino che apprezza i doni di Pomona, come unici benefici dell’indulgenza della vita (Sigh!). Ha un micro campo, a Cervere, proprio a bordo del fiume Stura, che lo bagna, arricchendo così ancor più il terreno sabbioso di cui è composto…Tutto quel che ci vuole per produrre ottimi Porri! Ogni volta Gabriele, mi chiama per dirmi che è l’ora della mia delizia! Il mio pusher del Porro di Cervere, così puntuale e preciso, invece stavolta non si è fatto sentire! Non mi ha chiamato, come fa sempre, per dirmi che avrei già potuto ritirare la sua speciale produzione… Lo chiamo io. “Oh, Maurizio” – mi risponde dall’altra parte Gabriele con un filo di voce come quando le sue labbra riarse stringono un minuscolo mozzicone di sigaretta rollata a mano – “che piasì d’senti! Che diau?!?”. Gli spiego il problema… “Eh, car Maurizio – mi risponde – me strinss el coor…..ma ormai si a’s capis pi niente….I Porr sun cu’nen prunt… Lòn ch'à fas mi, ti tu sei. Sunne cu'nen bun i porr c'as trovu adess...Ma la gent 'speta pi' nen….Voru tut subit… Stei tranchil….a’ttelefun mi quandi che alè ura… ma fate cunt…, nen prima del des d’nuvember…”. Stacco e penso. A questa frenesia di divorare anzi tempo i prodotti della terra. Dei  barbarici banchetti perpetrati sulla pelle dell’ennesimo prodotto tipico…Messo lì sui mercati, anche se non ancora pronto, grazie alla forza della Grande Distribuzione Organizzata....., al suo imponente apparato promozionale! Della sua spinta commerciale e della sua penetrazione suasoria. Che spinge, sempre di più, così, sui vertiginosi mutamenti agricoli ma anche alimentari, favorendo pure la metamorfosi del gusto…., sputtanando anche le caratteristiche che rendono unico un prodotto tipico! Madre Terra, in ‘sti tempi confusi e pasticciati da mode improvvise, in un panorama dominato dal culto del tipico, sempre, a tutti i costi, e per tutti, sta subendo l’oltraggio dell’estremismo produttivo sempre più di moda. Si spreme Madre Terra, dimenticando la saggezza della ruralità! Mungendo a più non posso i raccolti! Per un'ossessione collettiva di avere quel prodotto, all'infinito e sempre più in anticipo. Facendolo diventare, così, nel circuito del gusto, cibo da Kermesse popolare! Credo si debba riflettere tutti su questo… Bisognerebbe rimettere in funzione, in certe teste di rapa, la catena dei saperi agricoli! La sua perorazione sarebbe oggi, nell’imperversare del caos dei prodotti tipici, un valore esemplare su cui riflettere! Invece, così, purtroppo, alla vecchia grammatica si sostituisce un discorso nuovo..., una nuova e inutile (il)logica produttiva.

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