Questo post nasce dal fatto
che siamo sotto Natale. Che a Natale si scambiano gli Auguri. Che io gli Auguri,
ormai da diverso tempo, li mando via etere con un’immagine che rappresenta
sempre un “Vaso di Fiori” della mia collezione di quadri… (anzi per chi li riceve,
prego di cliccare sull’immagine per aprirla a tutta pagina a scanso di
equivoci… Sigh!). Che quest’anno l’opera, di cui sopra, mi è stata regalata da Beppe
Siliprandi, un Amico Speciale. Che il titolo del dipinto è “Vaso di Fiori e
Felicità”. Che oltre al materico vaso di fiori, sul dipinto, ci sono
raffigurati, alla maniera di Beppe, una bambina con le braccia aperte, (credo di
sapere chi è), e una grande ape… L’ape... Simbolo del tempo, dell’eloquenza e
dell’intelligenza! Sant’Ambrogio paragonò la Chiesa all'alveare e i
membri di una comunità alle api, le quali sono in grado di cogliere il meglio
da ogni fiore... Questo l'ho sentito dire sabato scorso durante una funzione di preparazione di mio figlio al catechismo. Qualche Santo, non mi ricordo chi, considerava l’ape un simbolo
dello Spirito Santo..., forse sulla base dell’idea che le api vivessero solo del
profumo dei fiori, dando così un'immagine di grande purezza e continenza,
castità e virtù. L’ape ha sempre giocato un ruolo significativo nell’immaginario cristiano...Da qui la credenza secondo cui le api causino un forte
ronzio prima poco prima di mezzanotte della vigilia di Natale in onore del
nascituro Gesù…! L’ape, quindi, è anche spesso usata nell’arte pittorica e scultorea
cristiana… Si vedono api in rilievo anche sull’altare maggiore della
Basilica di San Pietro! Chissà se Beppe lo sa?!? Ogni volta,
quando sento ste cose, mi riprometto che ci devo andare più spesso a Messa…
(Sigh!). Da molto tempo ci vado solo più per funzioni che mi costringono…!
Forse perché ci sono stati tempi, per me, in cui la Messa, la scena cristiana
punto di riferimento della mia famiglia, è stata troppo presente e
protagonista… Forse per questo si è tranquillamente dissolta nella mia
coscienza e nel mio inconscio! Si, sarà perché ho preso troppe Messe e per
troppo tempo… (Sigh!). Ho
fatto il Chierichetto dalla prima elementare fino alla seconda media…Tutte le
mattine! Andavo
a servir Messa a quella delle 7. La domenica e durante le feste comandate
servivo Messa a quella delle 7 e a quella delle 9… (Sigh!). Negli ultimi
anni, ogni Messa servita una firma..., alla fine si vinceva pure un pallone. Da
“gagno” ho
servito non so quante Messe, a San Giovanni. Con Don Lino, Don Renato e Don
Michele….! Conosco la liturgia a memoria. A tal punto che potrei benissimo celebrar Messa e pure cantarla... Sbaglio solo quando si arriva al punto “…rendila perfetta nell'amore in unione con il nostro Papa
Paolo il nostro Vescovo Michele, e tutto l'ordine sacerdotale…” Mi escono ogni volta ancora Papa Paolo e Vescovo Michele...,
quelli da Chierichetto! Ancora adesso …! Vado filato, di memoria, su Papa Paolo e Vescovo Michele... (Sigh!). Arrivo lì e nomino loro… Sempre! Avrei un casino di cose da raccontare di quando ero Chierichetto e servivo messa...!
Mentre scrivo però mi vengono in mente altri ricordi. Indelebili, dell’epoca... Di quando, prima di indossare tutte le mattine l'abito talare, mi svegliavo
alle 6…. In piedi c’era già mia madre da un pezzo…, maniaca della pulizia e del
far da mangiare…! Mentre mia madre preparava in cucina, ascoltavo la radio…!
Che civiltà! In quel periodo, l’unico strumento di comunicazione democratico…Non richiedeva il saper leggere e nemmeno scrivere! Quello su cui
era sintonizzata la radio di casa mia era il giornale radio…, credevo fosse
l’unica stazione emittente di allora! Riuscivo a sentire il rumore delle onde
elettromagnetiche decodificate in modulazione di frequenza… Alla fine del
giornale radio c’era "Avvisi ai naviganti"... col Bollettino del mare…. Chi
se lo ricorda? C’era uno speaker dalla voce profonda…, evocativa, espressiva,
emozionale, confidenziale…, che cadenzava le parole, quasi le lettere, una a una… leggendole lentamente… Allora, non capivo perché! Faceva più o meno così:
“Avviso ai naviganti... per l'intero Mediterraneo…dal Mare di Alboran…al
Mediterraneo orientale…temporali in corso… fenomeni in via di attenuazione…Sul Mar Ligure…onde alte… previste burrasche…da Nord Nordovest…forza 8…sul Mare Adriatico settentrionale…e meridionale...vento di Libeccio…con direzione…. ovest..sud ovest…..di
moderata intensità…sul Mar Ionio...cielo coperto…visibilità buona…sul Canale di Sardegna...e quello di Sicilia...mare
generalmente calmo…tempo buono… (Sigh!). Buone Feste!
martedì 20 dicembre 2016
martedì 13 dicembre 2016
Le ossa non le vogliono manco i cani
Il mio passato è stato segnato dalla scarsezza, dall’ansia, dal
terrore della fame... E da una grande devozione per il consumo della carne (Sigh!). Propria di una particolare storia ed esperienza di privazione famigliare che, oltre
a mitizzarne il suo valore nutritivo, la rendeva prodiga di un benigno compatimento
alimentare per allontanare il vertice della piramide dei miserabili… (Sigh!). La
mia famiglia, a quei tempi, mangiava la carne, quando andava bene, una volta la
settimana, sempre al prezzo di rinunce dolorose...! Nel mondo in cui sono nato e
cresciuto, quindi, mi hanno insegnato che la carne è qualcosa di speciale, un
bisogno necessario…(Sigh!). Ma anche un prezioso alimento del benessere,
dell’abbondanza… Cibo di pochi eletti…, misuratore, ma anche distanziatore
alimentare, sociale (Sigh!)! La carne insomma per me, nel passato, ha
rappresentato il gioco rituale delle preferenze e delle esclusioni, dei divieti
e delle prescrizioni, degli eccessi e delle astinenze. Vivevo la carne, da una
parte, come un cibo lusinghiero, un lusso del mangiare bene…, dall’altra, come premura,
attenzione, devozione! Ma, anche, come elemento di distinzione, di separazione,
di conflitto… Per esempio quando da bambino mi ammalavo e mia madre
per risollevarmi mi faceva mangiare la carne, (Sigh!), avevo sempre i sensi di
colpa nei confronti del resto della mia famiglia che per me se ne privava! Dall’età
adolescenziale, poi, porgo attenzione anche all'intima massima famigliare che recita “le ossa
non le vogliono manco i cani”…, ma questa è un’altra storia (Sigh!). Da quando
sono diventato virtuoso della carne, quella che si mangia, per scelta e non per
necessità, pur preservando l’indice di fedeltà culturale ai valori espressi sopra,
il mio rapporto con la carne è cambiato. A tal punto che la carne, nel mio
inconscio considerato soprattutto il “mito” alimentare del sistema sociale, la esorcizzo
in maniera ludico-culturale alla Fiera del Bue Grasso di Carrù. Rispettoso del
principio, anche, per cui il Bollito è considerato da sempre uno degli alimenti
dell’uomo fra i più nutrienti, tra i più succulenti, tra i più pregiati…(Sigh!).
Non so da quanti anni rinnovo le mie vibrazioni gastronomiche del Bue Grasso di
Carrù, con il piacevole sapore di sempre e in linea con la coscienza gastronomica
famigliare...(Sigh!). So per certo, però, almeno da più di 25 anni. Da quel
tempo infatti, il secondo giovedì prima di Natale, quello del Bue Grasso, è la
prima data che fisso con un colpo di evidenziatore a tutta pagina sulla nuova
Agenda dell’anno. Al Bue Grasso, non manco mai! Ci vado sempre la mattina
prestissimo. Arrivo al Foro Boario di Carrù quando il termometro segna ancora i
sottozero, fendendo il più delle volte la nebbia langarola. Accompagnando,
orgoglioso, di volta in volta, amici vicini e lontani, nel mio itinerario
virtuoso del Bue Grasso. Assistendo, con sapienza, all’arrivo dei camion carichi
di bestie, alla pesatura, alle prime trattative commerciali…! Grazie a veterinari,
allevatori e macellai, che, nel tempo, mi hanno insegnato a riconoscere le
varie categorie, e la qualità delle bestie in concorso, dei buoi grassi
nostrani, dei migliorati, dei manzi, dei vitelli, dei torelli della coscia,
delle manze grasse, dei tori…! Scruto la giuria di esperti che valutano i capi
toccandoli, squadrandoli da testa a piedi, soffermandosi sui culoni di sti
animali che commentano comparandoli a certi modelli dei dietro di
donne vicine e lontane…! Non mi perdo mai nemmeno la cerimonia di premiazione all’interno
dell’”arena”, con la consegna delle gualdrappe, delle medaglie, delle coppe e
delle targhe…Come neppure non rinuncio al mio rituale giro... Col primo brodo
caldo corretto al Dolcetto, colla stratosferica colazione a base di vin brulè e
salumi locali, col giro della piazza che ospita l’esposizione dei mezzi e degli
attrezzi agricoli, col lungo aperitivo, rendez-vous da Chiapella, reso unico
anche dallo spettacolo musico-teatrale dei Trelilu...! Una volta, ma purtroppo non
si fa più da almeno una quindicina d’anni (Sigh!), partecipavo pure alla
sfilata dei capi vincitori... Seguendo in marcia lenta, ordinata, le bestie con
indosso i trofei, la gualdrappa, le fasce dipinte a mano, le musarole
d’oro…(Sigh!). Al ritmo cadenzato dalla corposa Banda Musicale del paese
che accompagnava la suggestiva cerimonia… Con gli allevatori che, mostrando
orgogliosi le loro bestie, le coppe, le coccarde, e i diplomi, vinti,
sorridevano felici soprattutto per aver già venduto, (molto bene), i propri
capi a pregiate macellerie nazionali ed internazionali…(Sigh!). Alla fine di
tutto, con la corposa compagnia del giorno, si va sempre in qualche ristorante della
zona per mangiare il Bollito Misto… 7 tagli di polpa, 7 ammennicoli, 7 salse…, servito
insieme a fiumi di vino di Langa. Mentre c’è gente, tutta imbacuccata, che fin dalla
prima mattina sfida code interminabili di fila indiana, aspettando il proprio turno
per mangiare le quintalate e quintalate di Bollito Misto che preparano nei
ristoranti di Carrù o nella gigantesca tensostruttura “Bollito Non Stop”,
montata per l’occasione sulla piazza intitolata al Bue…(Sigh). L’edizione 2016,
la 106esima del Bue Grasso di Carrù appena conclusa, invece è stata anticipata
a giovedì 8 dicembre per farla coincidere con la Festa dell’Immacolata (Sigh!).
Presa d’assalto da un delirio di visitatori…, da una paurosa invasione di persone curiose, soprattutto intente a pasturare lungo il
serpentone di bancarelle del mercato sparso per tutta Carrù… Sembrava un altro
universo sto Bue Grasso…! Pieno zeppo anche di giovani, nostalgici del passato che non verrà
più, travestiti con i mitici tabarri, infiocchettati da barbe incolte e baffoni
d’altri tempi a punte rigirate, con in testa stravaganti cappelli vintage e in
mano il “Tucau”, il famoso bastone che usano gli allevatori per guidare le bestie, diventato
ormai segno distintivo e gadget imperdibile della Kermesse (Sigh!)! Anche i Buoi
erano più immensi del solito a sto Bue Grasso… Il campione, Attila, pesava 1453
chili! Impossibile non evidenziarlo…, per me che, cresciuto col
retaggio culturale della penuria calorica ed economica.., pensando a
tutta sta pregiata carne, la immagino già nel piatto a sfamare chissà quante famiglie...(Sigh!).
martedì 6 dicembre 2016
Aperi...che?
Sabato scorso, ore 12.10. Su whatsApp mi arriva un messaggio
del mio amico "gastrosofo" Michele Di Carlo, Michel0ne, specializzato
in tutto quel che è Drink e anche di più. E' un link ad un video servizio
giornalistico andato in onda la sera prima sulla Tv Svizzera RS1, svolto da lui
in collaborazione con la redazione ticinese de LA1. Il servizio, dal titolo
“Quando di salato c’è solo il conto”, per la rubrica "Patti Chiari",
parla degli Aperitivi serviti dai locali specializzati del posto. Con
l’analisi sensoriale-organolettica sempre precisa e motivata di Michel0ne. Che,
oltre ad esaminare gli elementi che compongono i drink assaggiati
personalmente uno a uno nei bar ticinesi frequentati abitualmente per questo,
mette in evidenza il prezzo pagato. Anche in relazione alla
professionalità espressa nella preparazione, e a quello che viene servito in accompagnamento...(Sigh!). Dal video-racconto, oltre la delusione gustativa
per la maggior parte dei drink assaggiati, ne è uscito un panorama
sconfortante dell’intero "sistema Aperitivi” del Ticino... Anche e
soprattutto per i conti, pagati ogni volta, salati e ingiustificati...(doppio
Sigh!). Questo, in sintesi, l'Aperitivo in Ticino, secondo il servizio di
LA1... E da noi...? Da noi l’Aperitivo è un fenomeno che negli ultimi anni ha
preso una piega tutta sua. O è un semplice drink, neanche tanto stuzzicante
visto che, se va bene, in alcuni locali ti servono sciattamente miscele
incolori e inodori con patatine fritte e/o arachidi..., oppure si esagera...(Sigh!).
Con momenti conviviali, spacciati per Aperitivi, che, da drink stuzzicanti per
predisporti ad assaporare un successivo pasto al Ristorante, sono diventati
veri e propri banchetti. Momenti infiniti, abbinati, quando va
bene, a bollicine dozzinali, bevande fantasiose assurde, o, se no, a bombe
alcooliche. Sono gli Apericena, consumati in quasi tutti i nostri Bar...(Sigh!).
Una pratica che avanza da qualche decennio, per cui, assieme ad improbabili
drink, nei Bar, sfilano banconi di cibo pessimo, omologato e
massificato. L’Apericena, è il fenomeno di socializzazione moderna tricolore...(Sigh!), in cui la crisi dei contenuti culturali legati alla
tradizione dell’Aperitivo dilagano, e mettono sempre più in evidenza formule
di libera espressione di drink-food modaioli! Io, ogni volta,
se posso, fuggo da “ci vediamo per un’Aperi?”. Fuggo da sta desolante e anche debordante cibodrinkmania! Fuggo da sti riti eno-gastronomici creativi che fioriscono, i
più, sull'onda del disgusto. Fuggo da certi posti che in nome dell'Aperi
millantano pure specialità… Fuggo da sti revival dell’assai che
sono peggio del niente! Fuggo dagli aperifisch, dagli
aperipizza, dagli apericheese, dagli aperiveg, dagli aperikm0, dagli aperisushi,
dagli aperietnic…, dagli aperichic! Fuggo
dagli Happyhour....(Sigh!). Fuggo da cibarie cotte e stracotte…,
da rimanenze incerte..., da preparazioni passate e ripassate, non so quante
volte al microonde..., da cocktail squilibrati. Fuggo da sti "non-luoghi" che sbordano di gente modaiola
che il più delle volte si riempie a scrocco la pancia di intrugli, tra musica a
manetta, liquori e chiacchiere intime gridate….(Sigh!). Fuggo, quindi, se posso, da quel
meccanismo perverso per cui l’invenzione-costruzione di una cultura di nuove
pratiche dell’Aperitivo ha fatto cortocircuitare il sistema...(Sigh!). Fuggo
dall’aperipopolo..., dagli apericultori che si abbuffano di tramezzini e
pizzette perché considerano l’Aperi un migliorativo dei rapporti e del
dialogo, oltre che un momento terapeutico irrinunciabile che eccita le loro
pulsioni libidinose... Fuggo da loro e dal sistema di accelerazione di
particelle impazzite, del piacere, che li ha travolti! Fuggo dagli ormoni che,
secondo loro, si sviluppano in nome dell’Aperi e favoriscono rituali di
socializzazione collettiva contemporanea..., creano legami, unioni..! Fuggo insomma da ste orge moderne dell'Aperi! Perché credo che l’abbandono
della grande tradizione dell’Aperitivo, a favore di sta ghiottornia, corrisponda
lo stesso passaggio che c’è tra l’arte della seduzione e la tecnica della
sveltina...! E non sono un nostalgico!
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