sabato 9 aprile 2016

Il vino mi assomiglia!

La vita dispone per noi connessioni e affinità impensabili. Il mio primo incontro col vino, è stato tanto tempo fa. Un incontro facile visto dove sono nato e vivo, ma per me molto particolare. Mi ricordo che era una fine estate degli anni ’70. Ero per Langhe con la mia Vespa Px 125 senza frecce color blu scuro e un po’di lire in tasca che mi guadagnavo fiero facendo il metalmeccanico nei tre mesi di vacanza da scuola. Dovevo conquistare una ragazza, e quindi scelsi un giro panoramico tra le vigne di qui per raggiungere una vecchia osteria di un paesino sopra Monforte che alcuni amici più vecchi di me mi avevano segnalato. Scelto cosa mangiare, l’oste ci guidò alla parete dove teneva le bottiglie e prendendone una in mano ci spiegò che era quella giusta per noi. Ma non si fermò lì. Con sta bottiglia di Dolcetto di Dogliani tra le mani ci raccontò che il vino è fatto di grandi passioni e di sacrifici, del duro lavoro, prima di tutto in vigna. Ci raccontò dei contadini, del rispetto per la terra, per le tradizioni, per le persone.  Di un patto fra l’uomo e la vigna che si rinnova attraverso gli anni e le stagioni mai uguali…Del vino come messaggero di una storia antica, ma ambasciatore moderno di una terra e del suo popolo…..Storia, tradizioni, cultura, territorio….Il vino come fonte di conforto e di coraggio, capace di bandire gli affanni… Il bagaglio di conoscenze e di attenzione che metteva parlando di sta bottiglia di Dolcetto ci stupì. Ci parlò anche del vino come medicina, come alimento speciale indispensabile….Aveva espresso un tal rispetto reverenziale e di amore profondo verso il vino al punto che la mia ragazza, una volta al tavolo, incrociando i bicchieri, mi disse che se le avessi dimostrato solo la metà di quei sentimenti l’avrei conquistata a vita…. Di lì in poi ho cominciato ad apprezzare il vino, l’ho sempre di più cercato per conoscerlo meglio. Anteponendo sempre i sentimenti che avevo imparato nella “lezione” dell’oste, tra leggenda e storia. Un po’ sognatore, da allora, la cultura del bere non mi ha mai abbandonato, anzi aumenta sempre. Oggi devo al vino un enorme debito di gratitudine. Soprattutto, anche perché mi ha cambiato la vita. Grazie a lui la mia passione, col tempo, è diventata un lavoro, una professione. Del vino mi piace soprattutto che è imprevedibile. E, in questo, un po’ mi assomiglia. Per chi c’è ci vediamo al Vinitaly!


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