venerdì 6 maggio 2016

La pesca, il mio frutto proibito


So tutto della pesca. So che è ricca di vitamine, A, B1, B2, C e PP. Di fosforo, potassio, magnesio, zolfo, ferro, manganese. E’ salutare, aiuta a eliminare le tossine, tonifica la vescica, purifica la pelle. So che in Oriente è considerato il frutto dell'immortalità (sich!!!). Conosco anche il suo profumo, che mi piace un casino. Non conosco il suo gusto però, e quindi non so quanto sia buono se non per sentito dire. Credo sia delizioso, perché quando vedo qualcuno che se la sbafa a “fungia” larga davanti a me, capto godimento. Io la pesca non l’ho mai assaggiata, o almeno non mi ricordo. Non posso mangiarla. E’ il mio frutto proibito. Dall’età della ragione i miei mi hanno sempre tenuto alla larga dalla da lei: “stai attento….., mi raccomando….., Mauriziè…., non mangiare la pesca perché se no muori….” – mi dicevano. Quindi, non l’ho mai mangiata. Da bambino ero così spaventato da sta cosa che quando d’estate giocavo ai “noccioli”, sceglievo sempre di farlo solo con quelli di albicocca. Quando c'erano quelli di pesca mi ritiravo. Il giocoooo dei noccioliiiii…..!! Chi è attempato come me se lo ricorda. Si giocava per ore e ore, ovunque. Veri e propri tornei, con niente. Servivano solo le mani e cinque noccioli di pesca, o di albicocca, accuratamente asciugati al sole e ripuliti da tutte le impurità. Si lanciava in aria un nocciolo con una mano e con la stessa se ne agguantava un altro per terra, prima di prendere il primo che doveva ricadere dentro la stessa mano. Si raccoglievano così da terra tutti i noccioli. Poi se ne lanciava uno e se ne raccoglievano due insieme, in modo da averne tre in mano quando ricadeva quello che avevamo lanciato. Poi se ne raccoglievano tre insieme, sempre nel tempo che il nocciolo singolo impiegava a ricadere nella mano. Poi se ne raccoglievano quattro in un colpo solo. Il difficile veniva quando se ne lanciavano in aria due e se ne raccoglieva uno, poi se ne lanciavano tre e se ne raccoglievano due….., così fino a quando erano quattro quelli lanciati per aria assieme e si raccoglieva l’ultimo rimasto a terra. Vinceva chi faceva meglio. Che storia….! Dicevo che so da sempre che non posso mangiare la pesca. Per pigrizia, o perché tanto so che mi fa morire, non ho mai approfondito con esami specifici. Sono allergico al suo frutto, alla sua polpa, alla sua pelle. Tanti, per sentito dire, solo a quella. Non so come i miei se ne siano accorti di sta cosa, ma per allarmarmi così credo che, quando fu, abbiano vissuto un brutto quarto d’ora….. Io mi ricordo invece che una domenica di parecchi anni fa, ai tempi di quando si andava a ballare in discoteca anche la domenica pomeriggio, una mia amichetta, non sapendolo, mi offrì in pista da ballo un sorso del suo cocktail a base di pesca. Dopo solo 5 minuti gonfiai come l’”Omino della Michelin”. Gli altri amici che erano lì, terrorizzati come lei dalla mia trasformazione in “Hulk" versione rosso peperone, mi portarono d’urgenza all’ospedale. Qui ci vollero un paio di flebo traboccanti di cortisone e mezza giornata abbondante prima di ritornare quasi normale. Il giorno dopo, e i successivi, sembrava che mi avessero preso a pugni. Gli occhi furono gli ultimi a ritornare a posto. Sotto allergia erano diventati rosso fuoco, e tutto attorno come quelli di un asiatico pestato. Da allora porto sempre con me una Bentelan. Non si sa mai! Pensare che piace tutto della pesca: la sua pianta, i suoi fiori, il suo colore, perfino la sua pelle anche se non la tocco. Il suo profumo anche, tanto. Me lo godo in alcuni vini bianchi che amo bere per questo. E’ l’unico modo che mi permette di avere un “contatto senza rischio” con lei. Ma mi trattengo anche qui. Ho paura che basti anche solo il profumo per farmi “lievitare”. Chissà se un giorno avrò il coraggio di farmene una? Per ora, la pesca, è il mio frutto proibito.

Nessun commento:

Posta un commento