venerdì 13 maggio 2016

Il mio Bacio preferito

Tre giorni di fiera a Cibus ti segnano. Soprattutto, se vissuto come me, il giro vita. Per tre giorni, mi sono fatto la Fiera di Parma in lungo e in largo. Ben 9 padiglioni, alcuni di questi anche doppi, pieni zeppi di ogni bendidio del nostro agro-alimentare. Ho visitato un bordello di aziende che esponevano. Ho incontrato i loro proprietari, i marketing, i commerciali, i cuochi, gli addetti stampa. Ho dialogato con loro, ho ipotizzato cose…Ho partecipato a convegni e parlato, con relatori, con amici, con personaggi…. Ho fatto riunioni. Ho assaggiato anche, molto! Delle volte ho anche proprio mangiato. Pasta, carne, pesce, formaggi, salumi, salse, marmellate, pane, pizza biscotti, grissini, olii, aceti, verdure, succhi, birre, vini, acciughe…. Quelli che ricordo. Ma anche piatti succulenti, di fantasia e di storica memoria, preparati dagli chef impegnati a dimostrare la validità in cucina di uno o dell’altro prodotto. Ho fatto tre giorni da uno stand all’altro, in un tour de force della panza, della lingua, delle papille, del naso, della testa. Delle gambe anche, per i chilometri percorsi a fine giornata. Entravo alle 10, uscivo alle 18. Mi sono fatto Cibus, tutto d’un fiato. A chi mi accompagnava, gli negavo anche la pausa sigaretta. Nell’elenco dei prodotti che ho assaggiato in fiera, o buttato giù a volte anche di forza, i dolci li ho scansati. I dolci li scanso sempre a dire il vero. Anche quando vado al ristorante. Al suo posto, a fine pasto, preferisco piuttosto prendere una pallina di gelato, gusto crema, annegata nella tazza del caffè. A Cibus, però, nel mio primo giro, ho sbattuto subito contro lo stand del Bacio Perugina. Mi ha sempre “preso” il Bacio. Probabilmente per la sua forma a tetta, o forse per il suo nome. Pensate che all’inizio, per la sua forma, l’inventrice l’aveva chiamato “cazzotto”. Ma come si fa? Vabbeh che eravamo negli anni ’20…. Meno male che intervenne il suo socio e lo modificò in Bacio. Il Bacio, dicevo, è una delle mie poche passioni dolci. L’unica golosità da asporto che mi prende, l’unico dolcetto da espositore a cui non resisto. Se lo incrocio, me lo pappo. A Cibus ho capito perché e cerco di spiegarvelo. Il Bacio, qui a Cibus, nello stand della famosa azienda, lo faceva in diretta, rigorosamente a mano, un pasticcere. Un pasticcere esperto, molto paziente anche. Una volta creati i Baci, in una trentina di pezzi alla volta, li offriva freschi in assaggio agli avventori del momento. L’assalto alla baionetta si consumava svelto. Come cavallette affamate, il pubblico ogni volta si precipitava sui vassoietti colmi per lasciarli vuoti in un niente. Anch’io non ho resistito al “frutto” appena fatto. Quando sono riuscito ad acchiapparne uno l’ho sentito buono, morbido, croccante, pieno, dolce. Ma…., ma non era come al solito. Questo Bacio, anche se appena fatto non m’aveva beato. La corposità della nocciola che si sprigiona ogni volta, sommersa dagli aromi del cioccolato che ne moltiplicano il sapore, stavolta non sono bastati a completare il gusto di sempre che trovo nel Bacio. Mancava qualcosa. Quello che mi rende pieno il piacere del Bacio di ogni volta. Deluso, mentre scappo per il mio giro, con la coda dell’occhio intravedo su un tavolino un contenitore con dentro un Bacio incartato. Non resisto di nuovo e lo faccio mio. I miei gesti a sto punto si fanno rito. Gli levo piano piano la stagnola che lo avvolge per non rompere il cartiglio che si trova al suo interno…Eccola. Leggo adagio la frase: “Armoniosi accenti - dal tuo labbro volavano, e dagli occhi ridenti - traluceano di Venere i disdegni e le paci - la speme, il pianto e i baci.” Caspita! Eccolo lì il mio piacere. La frase. Più intenso del gusto stesso! Ecco che cosa mancava al mio Bacio fatto in diretta. Mancava il sottile piacere che provo nel leggere la sorte. Qualcosa che parla di me.  Il messaggio che illumina una mia piccola speranza, o un desiderio già esaudito, ma che è dolce rievocare. A Cibus ho capito che il mio Bacio preferito è quello di Foscolo. Ma anche di Dante, di Petrarca, di Boccaccio, di Shakespeare, di Ovidio, di Baudelaire, di Seneca, di Prevert, di Oscar Wilde, di Ovidio, di Hugo, di Saffo, di Anonimo….


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